La Culture Chanel conquista Shanghai
In mostra nella città cinese i simboli della maison raccontano le origini e le ispirazioni che resero grande Coco Chanel
Stabilire una moda, definire uno stile immediatamente riconoscibile, e poi, diventare così solida, così importante da spiccare tra migliaia e travolgere la comune concezione di femminilità fino a condizionare la cultura. Questo è il percorso che ha fatto una delle griffe più amate al mondo, Chanel. L'universo femminile ha un debito nei confronti della fondatrice del marchio, Coco Chanel, cui va il merito di aver regalato ai corpi di donna la libertà della comodità senza penalizzare lo stile – filosofia che, secondo quanto visto dalle ultime passerelle, sembra essere uno dei capisaldi di Chanel- non sorprende quindi che la stilista ciclicamente venga omaggiata e ricordata in mostre disseminate in ogni angolo del globo. Ora è la volta di Shanghai, che nel suo Museo di Arte Contemporanea - MOCA, offre un nuovo punto di vista su un marchio che senza fatica domina il mondo del lusso, scavando a fondo nella trama della nota maison. Curata da Jean Louis Froment, “Culture Chanel”, questo il nome della mostra che rimarrà aperta al pubblico fino al 14 di marzo, traccia un altro profilo di Gabrielle -detta Coco- Chanel, e lo fa partendo proprio dai suoi bozzetti e da alcuni capi particolarmente significativi per la maison come per la storia del costume moderno, e poi scava a caccia di ispirazioni e suggerimenti. E così riemerge la sua passione per l'arte, suggellata da rapporti stretti con alcuni degli esponenti più significativi del mondo dell'arte e della cultura della sua epoca, da Picasso a Dalì a Cocteau, un amore che ha contribuito a rafforzare il carattere di una donna nota proprio per la sua grinta e per la sfacciataggine nello sfidare a colpi di eleganza inedita e mai vista prima i rigidi schemi della moda del Novecento. Nelle cinque sezioni - Origine, Astrazione, Invisibilità, Libertà e Immaginario- in cui è suddiviso lo spazio espositivo, si parla dei simboli della maison, dei suoi successi più grandi (come il n°5 , il profumo icona che ha sedotto l'olfatto di tutto il mondo), della nascita del logo, suggerito dalle vetrate dell'abbazia del paesello che accoglieva l'orfanotrofio dove Gabrielle passò parte dell'infanzia, Aubazine, e della forza d'animo di una bambinetta diventata una donna capace di lasciare un segno indelebile nella società moderna con la sola forza di volontà. di Donatella Perrone