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Della Valle crea il Corriere della Sera per Montezemolo. E Fiat sta a guardare

Mr Tod's chiede a Generali di cedere la quota in Rcs. Obiettivo, far spazio agli amici di Luca / SUNSERI

Andrea Tempestini
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Diego Della Valle è partito all'offensiva sul Corriere della Sera di cui è uno dei principali azionisti con una quota del 5,4%. Ieri nel corso del consiglio d'amministrazione di Generali ha chiesto che il gruppo assicurativo venda la sua partecipazione del 3,4% nel quotidiano. «A Generali non serve avere il 3,4% di una casa editrice – ha spiegato il patron della Tod's - «Una quota che non è strategica ai fini dell'attività assicurativa e  non serve per lo sviluppo futuro. Crea più malumori che altro». A un giornalista che gli domandava se la richiesta avesse avuto un'accoglienza positiva in consiglio, Della Valle ha risposto: «Diciamo che è condivisa». GLI APPOGGI L'iniziativa dell'imprenditore marchigiano non giunge del tutto inattesa. Anche se la maniera con cui è stata manifestata è certamente dirompente per i delicati equilibri che governano via Solferino.  Nei giorni scorsi, mentre divampava la polemica sul futuro del direttore Ferruccio De Bortoli, l'industriale marchigiano aveva parlato di “arzilli vecchietti” che, senza rischiare nulla di tasca propria, decidevano le sorti del principale quotidiano italiano.  Non aveva voluto specificare i nomi ma, a questo punto appare abbastanza chiaro che il riferimento fosse diretto a Cesare Geronzi, presidente di Generali e a Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa. Geronzi, a quanto pare, ieri ha incassato con molto fair-play l'affondo di Della Valle. Ha lasciato che a parlare fosse il vice presidente del gruppo assicurativo Vincent Bollorè. Il finanziere francese ha detto che il consiglio «valuterà con attenzione» la proposta di Della Valle spiegando che se ne discuterà «nella prossima riunione o in quella successiva». Bollorè ha definito «adeguata» la risposta data da Cesare Geronzi, al patron della Tod's spiegando che il prossimo consiglio non affronterà solo il caso Rcs: «Tutte le partecipazioni saranno sottoposte all'esame e alle valutazioni del consiglio. È stata questa la risposta data da Geronzi e trovo che sia adeguata». Il finanziere francese, per il momento, preferisce non scoprire le carte. Alla fine, però, sarà uno degli arbitri della partita essendo la sua presenza molto influente anche in Mediobanca. E la banca d'affari, con il 14,02% formalmente è il primo azionista del Corriere della Sera. A questo punto i riflettori si spostano sulla riunione del Patto di sindacato della Rcs-Corriere della Sera previsto per il 16 febbraio. Visto il clima che si sta creando è facile immaginare che il momento della resa dei conti si  avvicini. Della Valle può contare certamente su potenti alleati.  Per esempio Marco Tronchetti Provera, gran capo della Pirelli, che ha molti sassolini nella scarpa raccolti in via Solferino. Sin da quando era capo di Telecom. Probabilmente la Fiat che, di recente non pare aver gradito la posizione del Corriere su alcuni aspetti dell'alleanza con Chrysler. Tuttavia appare difficile che Torino si schieri fino in fondo con il patron della Tod's. Soprattutto se, come sostiene qualcuno, l'obiettivo finale dell'offensiva sarebbe l'arruolamento del Corriere a sostegno della discesa in politica di Montezemolo.  Sull'altro fronte ci sono Generali e Banca Intesa che, probabilmente, all'occorrenza possono contare sull'appoggio  di Giuseppe Rotelli. Un sostegno non trascurabile visto che il re della sanità lombarda incalza da vicino Mediobanca nel libro soci del Corriere. In questa partita il convitato di pietra sembra Montezemolo che di Della Valle è grande amico oltre che socio d'affari (per esempio nella compagnia ferroviaria che farà concorrenza alla Frecciarossa). Il patron della Ferrari ormai non nasconde le sue ambizioni politiche e il fruscio di schede elettorali che si sente nei palazzi romani avvicina il momento delle scelte. I  destini personali di Luca sembrano sempre più lontani da quelli della Fiat. LA FERRARI L'anno scorso ha lasciato la presidenza del gruppo. Adesso potrebbe essere costretto ad un secondo passo indietro. Con la prossima assemblea scade il mandato dell'attuale consiglio d'amministrazione della Ferrari. Non è detto che a Torino decidano la riconferma. Anche il discorso di Montezemolo alla presentazione della nuova F150 di Formula 1 è apparso come un bilancio a fine corsa. Ha ricordato i successi commerciali (da 2 mila a 7 mila auto prodotte ogni anno) e quelli sportivi.  Quasi un passaggio del testimone. Per lui, forse, altri impegni. di Nino Sunseri

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