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Stop del Colle al federalismo. La Lega: "Passerà"

Napolitano: "Testo irricevibile e iter scorretto, decreto torni in Aula". Telefonata tra Bossi e il Quirinale, il Senatùr: "Riferiremo in Aula"

Privitera Andrea
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Il Quirinale dice no al Federalismo e avvicina l'Italia alle elezioni anticipate. In una lettera inviata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano ha definito "irricevibile" il testo del decreto appovato giovedì sera dal Consiglio dei Ministri dopo la bocciatura della Bicameralina, poche ore prima. "Non sussistono - scrive Napolitano - le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari". Un problema di procedura, dunque, che porta il Colle a non firmare il testo. "COMPORTAMENTO SCORRETTO" - La nota di Napolitano prosegue: "Il Governo deve ottemperare all'obbligo previsto dall'ultimo periodo del comma 4 dell'art. 2 della legge delega di esporre sia alle Camere sia alla Conferenza unificata le ragioni per le quali ha ritenuto di procedere in difformità dai suindicati orientamenti parlamentari e senza aver conseguito l'intesa nella stessa Conferenza, come risulta dal verbale in data 28 ottobre 2010 [...] Sento il dovere di richiamare l'attenzione del Governo sulla necessità di un pieno coinvolgimento del Parlamento, delle Regioni e degli Enti locali nel complesso procedimento di attuazione del federalismo fiscale [...] Se in questo caso non c'è stata condivisione sul piano sostanziale, più che opportuno resta evitare una rottura anche sul piano procedimentale, per violazione di puntuali disposizioni della legge. Nè posso sottacere che non giova ad un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del Governo senza la fissazione dell'ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il Presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull'intendimento di procedere all'approvazione definitiva del decreto legislativo". LE REAZIONI - "E' evidente che deve esserci un passaggio parlamentare nelle aule di Camera e di Senato", è il commento del presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, che giudica "del tutto strumentali o forzate" le polemiche  della sinistra "per la quale il federalismo è solo una sorta di grimaldello per destabilizzare il quadro politico". E il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli annuncia: "Verrà approvato in aula". Bisogna ancora capire se la Lega chiederà di apporre la fiducia sul voto per blindare il provvedimento. AL VOTO? - Uno stop alla riforma ma soprattutto un intoppo notevole per il governo. Gli equilibri tra Pdl e Lega, infatti, sono a rischio in quanto il federalismo è punto cruciale del programma dell'esecutivo e bandiera del Carroccio, che dopo il voto in Bicamerale aveva convinto il premier ad andare avanti ugualmente, via decreto, minacciando come già fatto il voto anticipato. In mattinata, lo stesso Bossi aveva parlato di "elezioni scongiurate" mentre Berlusconi, più cauto, alla domanda su eventuali opposizioni del Quirinale aveva risposto "Spero di no". Poco dopo le 13.30, si è svolta una lunga e cordiale telefonata tra Bossi e Napolitano. Il leader leghista e ministro per le Riforme ha preso il duplice impegno di andarlo a trovare al Quirinale, la prossima settimana e, come preannunciato dal ministro Calderoli, in conferenza stampa, si recheranno nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale. IL GIUDIZIO DI TREMONTI E CALDEROLI - Poche ore prima la comunicazione di Napolitano, c'era stata la presentazione ufficiale del provvedimento da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti e quello della Semplificazione Calderoli. Maggior gettito fiscale ai Comuni, sostituzione dell'Irpef con una cedolare sugli affitti e un'imposta municipale propria e una giro di vite sull'evasione fiscale: così l'aveva descritto Tremonti, parlando di"svolta storica". Il titolare dell'Economia ha voluto difendere la decisione del Governo: "Ci accusano di non aver fatto nessuna riforma strutturale. Questa é la più grande riforma strutturale mai avviata in questo Paese. E' la più grande avventura politica iniziata in questo Paese, che vada a buon fine dipende dai cittadini, noi abbiamo tracciato la strada". Calderoli dà una stilettata a chi ha parlato di bocciatura in Bicameralina: "Si è detto che un pareggio in bicamerale equivale a una bocciatura", ha sottolineato, invece è "un parere non espresso" al testo del relatore. "Ci si è dimenticati- ha proseguito- che il coinvolgimento del Parlamento è stato totale: si sono espresse a favore sei commissioni".

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