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Fini adesso viene mollato anche dal suo cervello

Gianfranco perde pezzi: Alessandro Campi, l'ideologo di Fli, non parteciperà alla costituente del partito / SPECCHIA

Andrea Tempestini
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Il Fli, che Grand Hotel: ideologi che vanno, chef che arrivano, attori/registi/conduttori che restano incastrati nelle porte girevoli. Per un Gianfranco Vissani -ex nouvelle cousine dalemiana- arruolato per preparare la cena di venerdì prossimo all'Assemblea Costituente di Futuro e libertà («Cercheremo di fare una cucina intelligente, qualcosa di semplice che possa andare bene per tutti». Non poteva essere altrimenti), s'allunga l'ombra d'un Luca Barbareschi che traccheggia sulla china berlusconiana; e, soprattutto, svetta un Alessandro Campi che lascia il partito che aveva contribuito a  fondare. La notizia l'ha data il sito Linkiesta (pure se l'aveva anticipata Libero): il direttore scientifico di Farefuturo non sarà all'appuntamento milanese del fine settimana di Futuro e Libertà. Anzi, dicono che non sarà proprio presente nel futuro di Fl. Anche se l'uomo, all'Ansa, smentisce per la «semplice ragione che in vita mia non mi sono associato ad alcun partito». Sostiene Campi, docente di Storia del pensiero politico e persona perbene: «Non sono un uomo per tutte le stagioni. Siamo passati dalla critica a Berlusconi all'invettiva, e mentre sulla critica lo abbiamo messo in difficoltà, con l'insulto sposiamo tesi su cui la sinistra perde da quindici anni». LA "NUOVA DESTRA"  Prende il suo posto, nel cuore dell'intellighentia futurista, Umberto Croppi, già assessore alla cultura al Comune di Roma, già Fuan e ideatore dei campi Hobbitt negli anni 70 , già ex Fondatore e presidente del Movimento dei Giovani Disoccupati. Già, già. Un Croppi per un Campi: e una nuova, aggressiva idea della politica sboccia tra le fila di Fini. Soprattutto si affaccia alla ribalta finiana un uomo della vecchia destra, di quella fascisteria “libertaria” che da sempre vive Berlusconi come un'allergia e trova parecchi punti di contatto proprio con la sinistra. Al suo ex leader Campi, per la verità, già espresse critiche severe sulla svolta terzopolista: «Siamo passati dalla critica a Berlusconi all'invettiva, e mentre sulla critica lo abbiamo messo in difficoltà, con l'insulto sposiamo tesi su cui la sinistra perde da quindici anni. E per di più ci confondiamo in un coro che non ha voci autonome». L'analisi politologica del prof era chiara. Nel Fli emerge un preoccupante occhieggiare a sinistra; e troppa tattica; e “troppo Saviano e troppo poco progetto, sull'economia, sulle riforme, poca idea di società”. Benvenuto a Campi, l'ultimo dei disillusi da un nuovo centrodestra che poteva essere moderato, non populista, imperniato su legalità e diritti. E che invece s'è ritrovato trasformato in un ircocervo bellicoso, costruito in una «una nebulosa fatta di aperture a sinistra in chiave tattica, di rautismo di ritorno, il tutto alternato a un linguaggio cattolico moderato», con la macchia etica delle case a Montecarlo concesse ai cognati e degli appalti Rai concessi alle suocere. In fondo, è stato come liberarsi da un imbarazzo reciproco, dicono tra i fedelissimi del Presidente della Camera. Campi stava diventando un rompicoglioni. Al blog di Alessandro Giglioli dell'Espresso che l'aveva bacchettato, Campi ha onestamente spiegato le sue convinzioni da moderato, d'ispirazione quasi liberale (anche se, diavolo, ascrivere Campi tra i liberali anni fa sarebbe stata una boutade...): «Io eccederò in realismo, ma sono convinto che per uscire dal berlusconismo senza traumi per il Paese bisogna trovare il modo di riconoscere a Berlusconi, piaccia o meno ai suoi critici più accaniti, ciò che comunque gli va riconosciuto. Ridurre questi ultimi vent'anni ad una “storia criminale” è un errore di analisi che rischia di esserci fatale». Agli esegeti più acuti della vita politica, peraltro, ancora sfugge se su Berlusconi, Campi sia d'accordo con l'idea di Giuliano Ferrara (la concessione happy ending della Presidenza della Repubblica); o se sia d'accordo con chi vuole cancellarne da subito l'ingombrante presenza. VAPOROSI ORGANIGRAMMI Comunque sia, Alessandro Campi al Congresso finiano non ci sarà. In compenso, non saranno presenti nemmeno le delegazioni di Casini e Rutelli; e a presiederlo -gesto simbolico- si materializzerà Salvatore Tatarella, fratello di Pinuccio. All'organizzazione Roberto Menia. Dentro la segreteria politica si ergerà la deputata-giornalista  Flavia Perina con lo stesso Croppi. Compiti culturalmente di rilievo -pare- verranno assegnati anche a Filippo Rossi e a Luciano Lanna direttamente dal Secolo d'Italia. Nessun “coordinatore” previsto. L'ex viceministro Adolfo Urso verrà retrocesso al ruolo di “portavoce” della segreteria. Il resto del Fli, è vita. Non si capisce ancora in che modo vissuta... di Francesco Specchia

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