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L'ira del Cavaliere sui pm: "Faccio causa allo stato"

CASO RUBY, PDL: "INIZIATIVE PER EVITARE UN NUOVO 1994" Chiesto rito immediato contro Berlusconi: accuse di concussione e prostituzione minorile. Le toghe: "Evidenza reato, competenza è nostra". Il partito: "I giudici sono avanguardia rivoluzionaria"

Andrea Tempestini
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E' arrivato il momento della resa dei conti. Dopo il fuoco delle ultime settimane, il pool milanese passa all'attacco finale nei confronti del premier. La procura di Milano ha ufficialmente chiesto al Gip, Cristina Di Censo, il giudizio immediato per Silvio Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sul caso Ruby. La Di Censo avrà cinque giorni di tempo per decidere se accogliere la richiesta. "EVIDENZA DELLA PROVA" - Secondo le toghe meneghine "sussiste l'evidenza della prova" che permette di portare alla sbarra il premier sia per il reato di concussione sia per quello relativo alla prostituzione minorile. La procura ha così trasmesso al Gip le 782 pagine di documenti. Molte carte riguardano le copie di richiesta di intercettazione e il contenuto delle fonti di prova "ma non c'è molto di più rispetto a quanto contenuto nell'invito a comparire", ha specificato Bruti. "COMPETENZA E' DI MILANO" - "E' stata trasmessa al Gip una memoria nella quale, a seguito dell'esame degli atti ricevuti dalla Camera dei Deputati e da quelli depositati dalla difesa, si espongono le ragioni per le quali questo ufficio ritiene che in ordine alla concussione non sussiste ipotesi di reato ministeriale", ha spiegato in una nota il procuratore capo del tribunale di Milano, Edmondo Bruti Liberati, sottolineando ancora una volta come il pool ritenga che la competenza non sia del tribunale dei ministi e scavalcando i pareri espressi dal Parlamento. PROSTITUZIONE MINORILE - "A seguito di attenta ricognizione dei problemi di diritto e di scrupolosa analisi dei precedenti, questo ufficio ha ritenuto di non doversi discostare dalla lienea costantemente seguita a Milano in tema di richiesta di giudizio immediato anche per reati connessi, essendo pienamente assicurate le garanzie di difesa". In burocratese, Bruti Liberati ha rimarcato la convinzione della procura di chiedere il rito immediato anche per il reato di prostituzione minorile, poiché "connesso" a quello principale, relativo alla concussione. "La detreminazione", prosegue la nota, "è stata assunta a fronte di un'unica decisione della Cassazione, apparentemente di segno contrario, ma che in realtà riguarda l'ipotesi di un collegamento probatorio e non di connessione di reati". Il procuratore capo ha poi specificato che l'inchiesta milanese rimane separata da quella di Napoli: "Con riferimento a notizie di stampa in ordine ad indagine pendente presso la Procura di Napoli, si comunica che non ci è stata alcuna trasmissione di documenti tra i due uffici, non vi è stata e non è prevista alcuna attività di indagine comune". "TELEFONATE IRRILEVANTI" - Per le telefonate intercettate in cui parla il presidente del Consiglio, la procura di Milano non chiederà l'autorizzazione alla Camera. Come ha spiegato Bruti Liberati la richiesta non verrà avanzata in quanto tali conversazioni sono "irrilevanti ai fini dell'inchiesta" e quindi le "quattro o cinque" conversazioni telefoniche con il Cavaliere presenti nell'inchiesta "saranno distrutte. IL PREMIER: "PROCURA AGISCE FUORI LEGGE" - Le decisioni della procura di Milano sono arrivate in concomitanza alla conferenza stampa del governo per la presentazione del ddl di riforma dell'articolo 41. Una risposta di Silvio Berlusconi al fuoco delle toghe non si è dunque fatta attendere: "La procura di Milano sta agendo al di fuori della legge, non essendo competente per i reati contestati", ha esordito. "I pm gettano fango sul Paese, l'accusa di concussione non esiste, è risibile". Il Cavliere ha ribadito la linea difnesiva: "Sono intervenuto per evitare un incidente internazionale e per aiutare una persona". "CAUSA CONTRO LO STATO" - Quelli milanesi, ha continuato il presidente del Consiglio, "sono dei processi farsa", basati su "accuse infondatissime". E ancora: "Queste pratiche violano la legge, vanno contro il Parlamento. I pm", prosegue, "hanno una finalità eversiva. E' una vergogna, uno schifo. Alla fine nessuno pagherà, alla fine come al solito pagherà lo Stato. Farò una causa allo Stato visto che non c'è responsabilità dei giudici", ha concluso il Cavaliere. IL DOCUMENTO DEL PDL - "Non ci sono gli strumenti, quello del pm è un potere autonomo e nessuno li punisce mai, ma bisogna reagire, dobbiamo mobilitarci per evitare un nuovo '94": secondo quanto si apprende, con queste parole il Presidente Berlusconi si sarebbe rivolto all'ufficio di presidenza del Popolo della Libertà. Occorrono, avrebbe sottoscritto in un documento il Cavaliere, "iniziative a tutela della democrazia" contro "l'ennesimo attacco eversivo" da parte dei pm politicizzati. Le "toghe rosse", avrebbe proseguito il Premier, starebbero attuando una persecuzione sin dal 1994, anno della sua entrata in politica. Secondo quanto riferiscono fonti interne al Pdl, inoltre, qualcuno - in primis Stefania Craxi - avrebbe chiesto di fissare la data d'inizio della persecuzione dei pm contro Berlusconi nel 1992, ma poi avrebbe vinto la linea del 1994. Tra le righe del documento si leggerebbe anche che "i pm di Milano sono l'avanguardia della politica rivoluzionaria" e c'è un "conflitto tra l'azione dei giudici e la sovranità popolare". Nel testo, inoltre, è scritto: "La decisione della procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei Deputati per manifesta incompetenza denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato" ENTRO MARTEDì LA DECISIONE DEL GIP - La decisione del giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo se accogliere la richiesta di giudizio immediato nei confronti del Premier arriverà non prima di lunedì-martedì. Secondo le indiscrezioni provenienti da ambienti giudiziari, quindi, verrebbe rispettato il limite - non tassativo - di cinque giorni entro la presentazione della richiesta di rinvio a giudizio. Al limite, il termine (che ricorre lunedì) verrebbe superato di poco. Le carte dell'accusa sono state conservate in una cassaforte del settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. BOSSI, "ORMAI E' GUERRA" - Sul caso Ruby e sulle decisioni dei magistrati è intervenuto anche il leader del Carroccio, Umberto Bossi: "Il Parlamento ha già deciso con la maggioranza assoluta", ha dichiarato. "Questa è la guerra totale, sembra la guerra totale" della "magistratura contro il Parlamento". Bossi poi ha poi aggiunto: "Certo anche Berlusconi ha le sue colpe se si trova in questa situazione. Certe cose le ha fatte lui, non io...". RUBY INDAGATA - Nel frattempo, la procura dei minori ha iscritto nel registro degli indagati Ruby, la giovane marocchina al centro dell'inchiesta sulle feste ad Arcore, per aver fornito false generalità. Lo ha riferito ancora Bruti Liberati, precisando che l'episodio si riferisce allo scorso maggio, quando la ragazza fu portata in questura dove fornì informazioni false, con riferimento alla sua data di nascita, spacciandosi per un anno più grande di quello che era.

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