La par condicio Rai passa dall'Ariston. Luca e Paolo sono meglio di Benigni
Contraddittorio 'obbligato', le 'Iene' prendono di mira Santoro &Co. Ma occhio ai rischi... / BORGONOVO
Il centrodestra, da qualche tempo, ha sviluppato una strana ossessione: quella per il contraddittorio forzato. Ieri il direttore di RaiUno Mauro Mazza ha bacchettato Luca e Paolo, le iene che nella serata inaugurale del festival di Sanremo hanno modificato il brano di Gianni Morandi 'In amore' per ricavarne la canzoncina satirica 'Ti sputtanerò'. Al centro della quale c'erano come prevedibile le vicende del caso Ruby. Durante l'esecuzione, dietro le spalle del duo si stagliavano le foto di Fini e Berlusconi. Mazza ha fatto sapere che gli sarebbe piaciuto «vedere instant song che riguardino altre espressioni della politica italiana», anche perché «guance da graffiare ce ne sono molte in giro». Ancora più duro il consigliere d'amministrazione di Viale Mazzini Antonio Verro: «Non ho gradito l'umorismo abbastanza dozzinale di Luca e Paolo». È finita che la coppia ienesca, ieri sera, si è lanciata in un giro di prese per i fondelli a 360 gradi. Esilarante la caricatura delle “pause di riflessione” del santone Saviano; inauditi gli sberleffi a Santoro («dice che lo fanno chiudere, ma è sempre lì») e a Montezemolo («scende in politica o no?»); piacevoli le battute su Fini che ha «perso la testa per una donna». Ne avevano pure, con garbo, per il Papa. Bene, bravi, bis. Si rideva, ma con una sensazione in sottofondo: che fosse una satira teleguidata, a gettone. Un inchino raffinato dopo le lamentazioni di Mazza. Tutta la scena aveva il sapore, non del tutto gradevole, della forzatura. Gli inviti al contraddittorio sono stati garbati. Ma si inseriscono in una tendenza rischiosa, di cui fa parte anche la bozza che Alessio Butti del PdL ha presentato la scorsa settimana in Commissione di vigilanza Rai (fortunamente ammorbidita un po' ieri). Vi si potevano leggere passaggi come questo: «Laddove il format della trasmissione preveda l'intervento di un opinionista a sostegno di una tesi, è indispensabile garantire uno spazio adeguato anche ad altre sensibilità culturali». Il riferimento indiretto era ad Annozero e ai monologhi di Marco Travaglio. Che nella tv pubblica ci sia un problema di squilibrio a sfavore del PdL è indubbio. Gli assalti anche violenti a mezzo video di cui è vittima Berlusconi nessuno li subisce e Libero è il primo a denunciarli. Però, cari amici di centrodestra, andiamoci piano. Intanto, facciamo le debite distinzioni. Luca e Paolo non sono Santoro. La loro canzone è stata un lampo di divertimento in una serata altrimenti un po' spenta. Certo, ha preso di mira soprattutto il Cavaliere, ma ha anche rappresentato il primo caso di satira all'indirizzo di Fini. Si è riso di Ilda Boccassini, pure. E poi, scusate, ma il direttore di RaiUno non è lo stesso che si è detto felice di avere sul palco dell'Ariston Roberto Benigni, il quale pare guadagni 200mila euro per trenta minuti? Se teme la mancanza di contraddittorio perché ha invitato uno che, all'ultima apparizione in Rai, ha berciato per un'ora contro Silvio? Inoltre, Benigni non fa più ridere da tempo, mentre Luca e Paolo sono assai divertenti. Non si possono riempire i palinsesti e i programmi di personaggi schierati e poi lamentarsi della loro faziosità, cercando di mettere toppe come “il contraddittorio”. Lo ha detto lo stesso Mazza: «Con Luca e Paolo sapevamo chi ci mettevamo in casa». Speriamo lo sappiano anche per Benigni. Stesso discorso per Santoro. Michele militava anche quand'era un dipendente di Berlusconi, come lo sono oggi le due iene. Le quali, dietro lauto stipendio, ne dicono di ogni sul loro datore di lavoro proprio sulle reti Mediaset, senza che nessuno batta ciglio. O questi personaggi si cancellano dal video - e non sarebbe un gesto molto liberale - oppure non si può ingaggiarli e pagarli profumatamente per poi tentare di limitarli alla meno peggio. Permetteteci l'eresia: ma esiste un diritto alla faziosità. Annozero fa ascolti perché è fazioso, Luca e Paolo fanno ridere per la medesima ragione. Ci penseranno i giornali, eventualmente, a farli a pezzi. Piuttosto che invocare ogni volta la par condicio anche fuori dal periodo elettorale, non sarebbe meglio variare l'offerta? Perché chiamare le iene se poi bisogna tagliar loro le unghie? Perché foraggiare i faziosi per poi chiedere che il pubblico non batta le mani quando linciano qualcuno? Il contraddittorio è legittimo e va garantito, però non si ottiene solo con la proibizione e l'avvertimento, ma anche con la proposta di segno contrario. Altrimenti, a furia di “invitare”, “auspicare” eccetera si finisce a “censurare”. Con un duplice effetto negativo: si trasformano dei furboni in martiri e si fa la figura degli illiberali. E noi crediamo che di martiri veri in giro ce ne siano ben pochi, e che gli illiberali - per natura - non debbano stare nel centrodestra. Pena, come cantavano Cochi e Renato, «lo sputtanamento». Senza risate, però.