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Viespoli, la resa: "Gruppo non esiste più" Fli si sgretola, ma Bocchino lo nega

Al termine di una riunione fiume l'annuncio: "Siamo venuti meno politicamente". Bossi: "Si sono volatilizzati"

Giulio Bucchi
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Fli e Gianfranco Fini e Italo Bocchino fanno la conta alla rovescia. La conta di chi rimane in Futuro e Libertà, visto che come annunciato lunedì da Libero il partito del presidente della Camera è destinato a perdere altri pezzi. In serata - nonostante la convinzione di Bocchino che nulla stesse succedendo - la conferma ufficiale del crollo di Fli è arrivata dal capogruppo uscente Viespoli: "Il gruppo al Senato non esiste più". LE DEFEZIONI - Nella mattinata di martedì Roberto Rosso e Luca Barbareschi avevano annunciato la loro fuoriuscita dal gruppo a Montecitorio. Lo aveva comunicato in Aula il vicepresidente Maurizio Lupi. Rosso si è iscritto al gruppo del Pdl, da cui era a suo tempo uscito per aderire a Fli, mentre Barbareschi si è fermato a metà strada, iscrivendosi al gruppo Misto ma assicurando sostegno "creativo" al governo. La situazione di Futuro e Libertà, nella serata di martedì, è stata inquadrata con lucida freddezza dal leader del Carroccio, Umberto Bossi. "I finiani? Sono volatilizzati", ha tagliato corto il Senatùr. "Fini lo vedo un po' così", ha concluso, "ma ha fatto le sue scelte". VIESPOLI ALZA BANDIERA BIANCA - Nonostante le fette di salame sugli occhi di Italo Bocchino ("Non c'è alcun esodo", assicurava il vicepresidente di Futuro e Libertà), in serata ad alzare bandiera bianca ci ha pensato il capogruppo uscente, Pasquale Viespoli. Al termine di una riunione fiume dei senatori finiani a Palazzo Madama, durata quattro ore, ha dichiarato: "Abbiamo preso atto del venir meno sul piano politico del gruppo Fli al Senato, ed abbiamo altresì preso atto di posizioni divergenti rispetto alle prospettive politiche". La sostanza è che se i senatori Germontani, Baldassarri, Valditara, Digilio e De Angelis esitavano a lasciare il gruppo, lo stesso Viespoli e Saia spingevano per lo strppo: non si è trovata però una posizione comune e le divergenze non si sono ricomposte al termine della riunione.  Il gruppo di Fli al Senato, quindi, numericamente non esiste più. I finiani, però, in particolare grazie all'opera persuasiva condotta da Mario Baldassarri, hanno ridotto l'emorragia, mantenendo comunque sei senatori. Dopo la fuoriuscita di Menardi e Pontone, degli otto senatori rimanenti sei hanno confermato la permanenza in Fli al fine di "costruire un'alternativa competitiva all'attuale centro destra e nella prospettiva di poter dar vita in tempi brevi ad un nuovo gruppo che faccia riferimento al Polo per l'Italia, rifiutando qualsiasi ipotesi di ammucchiata a sinistra", hanno dichiarato in una nota congiunta i senatori Baldassarri, Contini, De Angelis, Digilio, Germontani e Valditara. L'ALTRO NOME - In ballo - nel valzer di uscite dalla pattuglia futurista - c'è anche un altro nome, sconosciuto ai più eppure decisivo per le strategie future dello scricchiolante Fli. E' quello di Giuseppe Pippo Scalia, coordinatore del partito in Sicilia e punto d'appoggio per un Fini che, nei suoi disegni, spera di essere un avversario pesante per il Pdl soprattutto al Sud. E invece Scalia avrebbe già la valigia pronta, destinazione Forza del Sud o direttamente Pdl. ITALO: "NESSUN ESODO DI MASSA" - Il vicpresidente del partito in mattinata conitnuava a negare l'evidenza: "Esodi di massa da Futuro e Libertà non ce ne sono. I singoli se ne sono andati ma non si sono portati via nessuno. C'è un'operazione di Palazzo con l'acquisizione di alcuni parlamentari". Italo, insomma, si contraddice e poi punta il dito contro il premier, assecondando il preferito degli sport nazionali. Poi il proclama: "Il partito è vivo e vegeto: siamo come quelli che manifestavano in piazza Tien an men e Timisoara: a mani nude contro i carri armati". VIESPOLI: "POTERE FINANZIARIO DEL CAV? NON PENSO" - A rispondere a Bocchino ci aveva pensato il capogruppo Pasquale Viespoli, che conversando con i giornalisti a Palazzo Madama ha spiegato: "Io sto nel palazzo e mi occupo del palazzo ma non delle manovre di palazzo. Quel che è certo è che tutti qui hanno fatto una scelta disinteressata e coraggiosa. Ogni scelta andrà rispettata perché sarà una scelta politica. Non so a chi si riferisce Fini", conclude, "quando parla di potere finanziario di Berlusconi". Viespoli ha poi risposto sulla possibilità di far nascere in Senato un gruppo del Terzo Polo, anche eventualmente con i senatori dell'Api di Rutelli. "Tutte le ipotesi sono sul tappeto", ha chiosato Viespoli. "Ho sempre evitato di dare i numeri, ma è ovvio che tutto il gruppo risente della scelta di Menardi e di Pontone di andarsene. Noi abbiamo maturato alcune contrarietà, ad esempio sul perché interrompere in questo modo il rapporto con il Pdl". DELLA VEDOVA VEDE I FANTASMI - Nella caccia ai fantasmi che insidiano Fli, il vicecapogruppo vicario di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova, punta il dito contro il Corriere della Sera: "Non discuto che il quotidiano possa avere un giudizio negativo sull'esperienza di Fini e Fli: sono opinioni che un può capire da dove vengano, in funzione di quale disegno politico, ma sono opinioni che un grande giornale di un Paese libero ha il diritto-dovere di esprimere. Quel che invece ho trovato francamente imbarazzante", spiega Della Vedova, "è il fatto che il Corsera dal 15 di dicembre abbia fatto quella che a me è sembrata una vera e propria campagna per l'esodo da Fli. Da una parte un'insistenza nel raccogliere e rilanciare 'le voci' di addio anche di chi smentiva (penso al collega Patarino continuamente e inutilmente dato in uscita). Dall'altra mega interviste a chi ha scelto senza grande linearità di lasciare Fli, penso per esempio allo spazio dato al mio amico Barbareschi", ha concluso.

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