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Grande dittatore, Gheddafi: "Potere o morte in patria"

Analisi del discorso in Tv del Colonnello: "Non voglio lasciare. I protestanti? Ratti e drogati. Sarà una nuova Tienanmen" / PANELLA

Andrea Tempestini
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Nota: ieri in Libia sono proseguite proteste, violenze e i bombardamenti sulla folla. Muammar Gheddafi ha parlato alla naziona in serata, con un'orazione fiume e a tratti preoccupante trasmessa dalla televisione di stato. Si è poi appreso che il Colonnello ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Continua a preoccupare un'eventuale crisi energetica. Leggi la cronaca della giornata di ieri. Segue l'analisi di Carlo Panella sul declino del dittatore. Gheddafi ieri pomeriggio ha mostrato al mondo cosa sia un dittatore: un uomo feroce, che non arretra davanti al sangue di un migliaio di giovani e meno giovani falciati dai reparti di sicurezza comandati da suo figlio Qasim; un mentitore, che accusa Italia e Usa di avere sobillato e armato la piazza. Un uomo che annuncia, di fatto, di avere tutte le intenzioni di combattere nei prossimi giorni una vera e propria guerra civile, mandando i reparti e le tribù rimaste a lui fedeli a seminare morte nelle strade e nelle città di tutta la Libia, di «ripulire la Libia casa per casa». E se i ribelli continueranno sarà data una risposta «simile a Tienanmen e Falluja» Tutt'altra tempera rispetto ai suoi “colleghi dittatori” Ben Ali e Hosni Mubarak, che hanno abbandonato il braccio di ferro col proprio popolo in rivolta (non senza aver dato ordine di sparare sulla folla), non appena hanno compreso che si metteva male e di avere ancora la possibilità di portare con sé in esilio un bottino di miliardi di dollari. Ma Ben Ali e Mubarak erano diventati “dittatori per caso”, perché erano stati scelti come “numeri due” proprio perché scialbi e insignificanti e soltanto un attentato e una sindrome di pazzia senile li avevano scaraventati sui troni del potere assoluto. Gheddafi è di tutt'altra pasta: non solo si è conquistato il potere con le sue mani, ma l'ha anche difeso in prima persona contro intrighi e complotti dei suoi colleghi golpisti (nel 1993 ha allontanato dal potere il suo braccio destro Jallud, che probabilmente oggi tesse molte e pericolosissime trame contro di lui nell'esercito). Per 42 lunghi, intensi anni Gheddafi ha tessuto trame, intrighi, piazzato tranelli, tentato o appoggiato putsch militari in quasi tutte le capitali africane (incluse le Seychelles!) e ha anche condotto una guerra con mezzo milione di morti nel confinante Ciad. Infine, il capolavoro: ha rifiutato ogni potere, ogni carica, se non quella solo e unicamente morale di “Guida della Rivoluzione” sì che oggi, beffardo può dire: «Non sono un presidente e non posso dimettermi e sarò, fino all'eternità, un combattente; resterò a capo della rivoluzione fino alla morte, morirò come un martire, come mio nonno. Io  sono un rivoluzionario».  Un rivoluzionario feroce e senza scrupoli e pietà che però ha uno straordinario senso - quasi pop - per la scena, per l'immagine, e una eccellente arte oratoria che sa - sapeva - toccare il cuore del suo popolo. Lunedì sera si è presentato in televisione tutto vestito di bianco grigio, con un cappello intonato di pelliccia (a Tripoli!) e un fantastico ombrellone grigio che sapeva tanto di Bordighera, spiegando che non poteva andare nella piazza Verde perché pioveva! Ieri, nel lungo intervento televisivo si è presentato con occhiali, turbante color cammello e casacca con mantella tono su tono, parlando a braccio (consultando solo qualche volta il suo Libro Verde), in piedi, con toni accalorati da guerriero beduino, gesticolando con le mani. Particolare significativo, ha tenuto questo discorso dalla sua abitazione nel centro di Tripoli , che fu bombardata da aerei Usa nel 1986, chiaro messaggio: non sono  fuggito e se ho saputo resistere ai missili di Reagan, saprò resistere anche alla piazza. E le sue parole non lasciano dubbi, purtroppo: «Hanno dato le armi ai ragazzini, li hanno drogati. Andate ad attaccare questi ratti. Le famiglie dovrebbero raccogliere i propri figli dalle strade. Popolo libico esci dalle case, attacca i manifestanti». Per concludere con l'ordine secco  alla polizia e all'esercito: «Schiacciate la rivolta». di Carlo Panella

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