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Sarah, in manette fratello e nipote di Michele Misseri

Svolta ad Avetrana. I due avrebbero aiutato lo zio ad occultare il cadavere. Spunta il testimone

Andrea Tempestini
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Una nuova svolta nell'infinito caso del delitto di Avetrana. I carabinieri del comando provinciale di Taranto, per l'omicidio di Sarah Scazzi, hanno fatto scattare le manette per Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele Misseri, il bracciante che ha confessato il delitto della piccola Sarah coinvolgendo la figlia Sabrina. Il doppio arresto non stravolge il quadro accusatorio: gli investigatori non cambiano idea sull'esecutore materiale del delitto, che sarebbe la cugina Sabrina Scazzi. OCCULTAMENTO CADAVERE - Per i due, accusati di "concorso in soppresione del cadavare" della ragazza (avrebbero aiutato zio Michele ad occultare il corpo e a scongiurarne il ritrovamento), è scattata la custodia cautelare per esigenze probatorie per 30 giorni. Al fratello e al nipote di Misseri, il gip ha imposto nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere anche il divieto di parlare con i propri legali fino all'interrogatorio di garanzia. LA RICOSTRUZIONE - Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 26 agosto 2010, il girono in cui si è consumato il delitto, il corpo di Sarah venne trascinato dal garage dell'abitazione di Michele Misseri fino alle campagne del paese in contrada Mosca, per essere poi nascosto nel pozzo del podere appartenuto agli stessi Misseri. Il ritrovamento del corpo avvenne dopo la confessione di Michele del 6 ottobre 2010. LA TELEFONATA 1 - Secondo gli investigatori, la prova che dimostrerebbe come zio Michele abbia cercato di coprire i due uomini arrestati, sta nelle telefonate dell'uomo al fratello Carmine e al nipote. Le due chiamate sono proprio del 26 agosto 2010. Alle 15.08, poco dopo l'omicidio di Sarah Scazzi, Michele Misseri telefonà al fratello, ma sul contenuto della telefonata ci sono versioni discordanti. "Mi ha detto che Sarah non si trovava", ha  raccontato Carmine in una deposizione. Michele, invece, ha sempre affermato di non ricordare di aver pronunciato quella frase e di aver invece detto al fratello che, se lo avesse cercato la moglie, avrebbe dovuto rispondere che era andato in campagna perché "erano scappati i cavalli", motivando questo col fatto che aveva litigato con la consorte. Michele, però, non aveva litigato con la moglie e i cavalli non erano fuggiti. LA TELEFONATA 2 - La telefonata di Michele al nipote, invece, è delle 18.28 del 26 agosto. "Per caso da sopra la Riforma (un'area di Avetrana, ndr) è passata qualche macchina sospetta che c'era Sarah dentro?" pare abbia chiesto Michele al nipotes, stando al racconto del bracciante. "No, di qua non è passato nessuno", sarebbe stata la risposta. Secondo gli inquirenti, però, se davvero il nipote non fosse stato al corrente della scomparsa di Sarah, perché si sarebbe dovuto parlare di una presunta auto sospetta con a bordo la ragazzina? Per gli investigatori, in quel momento, Sarah era morta da almeno quattro ore e il cadavere era stato occultato nel pozzo. LA TESTIMONIANZA - Nei meandri dell'inchiesta è spuntato pure un testimone, che avrebbe visto Cosimo Cosma, il nipote arrestato, in atteggimento sospetto e in compagnia dello zio proprio vicino al garage di Avetrana dove si suppone che sia stato consumato il delitto. L'avvistamento risalirebbe ai giorni successivi alla scomparsa di Sarah. La circostanza, emersa durante le indagini difensive, potrebbe essere uno degli elementi alla base dell'arresto di Cosma. Secondo quanto trapelato, il testimone li avrebbe visti parlottare per poi dileguarsi abbassando la voce proprio nel momento in cui si erano accorti di essere notati.

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