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Il Cav ora è stufo: "Colle ci ostacola le riforme"

Berlusconi: "Napolitano, suo staff puntiglioso. Fini aveva patto con Anm per bloccare leggi". Sui processi: "Ne ho piene le scatole"

Giulio Bucchi
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"Ne ho piene le scatole". A pochi minuti dalla conferenza stampa a Palazzo Reale, a Milano, Silvio Berlusconi si scatena ancora una volta. Intervenuto all'Unione del Commercio milanese, il premier ha parlato di giustizia e riforme, sottolineando l'impegno gravoso che lo attende: "Il 51% degli italiani mi stima, ma se vado via prima anche il 51% che ha fiducia in me dirà che ho disertato. Quindi sono costretto a restare". Costretto a restare e costretto, a suo dire, ad adattarsi alle lungaggini burocratiche del Quirinale: "Quando il governo decide di fare una legge, questa prima deve passare" dal Colle e deve passare il vaglio "di tutto l'enorme staff che circonda" il Capo dello Stato. Uno staff, quello di Giorgio Napolitano, che "interviene puntigliosamente su tutto. Se una legge non gli va bene, la rinvia alle Camere". Riferimento diretto alla vicenda del Federalismo fiscale, ma anche a quello che potrebbe accadere sull'eventuale riforma della giustizia, ostacolata pure dall'opposizione: "Sono disperato - ha aggiunto Berlusconi - il processo breve serve "in tempi ragionevoli così come chesto anche dall'Ue. Ma poichè ci sono 103 procedimenti avviati su di me, la sinistra dice che non si fa, perché serve a Berlusconi". Quindi l'affondo a Gianfranco Fini: "Dopo la diaspora del suo partito si sono sbloccate molte cose. C'era un patto tra Fini e l'Associazione Nazionale Magistrati per bloccare tutte le cose che le toghe non volevano". Ed è proprio il capitolo-processi a regalare altre scintille: "In 11 giorni ho già 5 udienze" in tribunale. "Se vi dico cosa ho speso - ha detto agli imprenditori milanesi - penso sveniate. Se facciamo il calcolo in lire, siamo a 600 miliardi".

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