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Gheddafi: "Se mi attaccate sarà strage" Poi sbeffeggia l'Italia: "In ginocchio"

Il Colonnello in tv: "Roma costretta a scusarsi per il colonialismo". Alla Nato: "Libia non vi accetterà mai"

Andrea Tempestini
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"Siamo riusciti a mettere gli italiani in ginocchio. Li ho costretti a scusarsi per il loro passato coloniale". Mentre la città di Braga viene bombardata dalle forze pro-regime, Muammar Gheddafi è apparso per la terza volta in televisione dall'inizio delle rivolte. L'occasione questa volta è stata l'anniversario del cambio di regime nel 1977 in un evento concepito per i media occidentali: "I libici sono un popolo libero, e sfido chiunque a dire che sto esercitando potere politico sul paese". Il discorso è stato spesso interrotto da canti della folla presente, che ha innegiato al Rais. Successivamente si è appreso che due navi da guerra statunitensi, con a bordo dei marines, sono entrate nel Mar Mediterraneo e stanno facendo rotta verso la Libia: lo ha reso noto l'Autorità per il Canale di Suez.  LO 'ZAMPINO' DI AL QAEDA - "Dal 1977 l'autorità del popolo governa la Libia, da allora non ho alcuna autorità sul paese. La rivoluzione è servita a liberare il paese dal dominio occidentale".  Gheddafi ha poi aggiunto: "Il mondo deve capire che noi non assegnamo alcun potere a un presidente o a un primo ministro, ma direttamente al popolo. Il mio ruolo è semplicemente di influenza culturale". Il Colonnello ha smentito che la polpolazione libica è sottoposta a un regime, mentre non ha risparmiato critiche all'Occidente: "Le televisioni estere hanno un ruolo attivo nella rivolta che ha preso piede, così come la stessa Al Quaeda. Non a caso, le reti satellitari internazionali non hanno mostrato le proteste in mio favore. Non mi fido di nessun giornalista straniero inviato in Libia". Tra gli 'errori' commessi dai media occidentali anche le rappresaglie a danno dei manifestanti, e l'assenza di proteste pacifiche. "Noi combatteremo per la libia fino all'ultimo uomo, perchè è in atto una cospirazione per appropriarsi del petrolio libico. Non accetteremmo mai che Usa o Nato entrino nel Paese", conclude Gheddafi con una minaccia: "Nel caso, entreremo in una sanguinosa guerra e migliaia di libici moriranno". BREGA - Dopo una giornata di relativa calma, il regime ha risposto con la forza bruta. Il Colonnello ha inviato a Brega oltre 500 veicoli blindati attraverso tre aerei militari: obiettivo, la riconquista della città. La notizia è stata riferita da un giornalista libico contattato dall'emittente al Jazeera. E' trapelata anche la testimonianza di un residente della zona, che sostiene che i caccia dell'aviazione libica stiano bombardando la città. Le forze che non hanno ancora rinnegato il regime pare abbiano già schiacciato i rivoltosi, armati soltanto di armi leggere. Secondo la tv al Arabiya ci sarebbero almeno 14 morti. Successivamente anche gli inviati della Cnn hanno confermato che sono in corso bombardamenti sulla città. ADJABIYA -Le truppe dispiegate dal Colonnello a Brega hanno occupato diversi quartieri della città. Il bilancio delle vittime sarebbe di almeno 14 morti. La città di Brega è a circa 60 chilometri da Adjabiya, che mercoledì scorso ha subito un attacco aereo per ridurne l'arsenale militare. Il bombardamento non avrebbe avuto conseguenze, ma la città potrebbe subire a breve un nuovo attacco. APPELLI DI BARROSO E IL PAPA - In campo è sceso anche il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che ha sottolineato come sia "tempo che Gheddafi se ne vaad". Il presidente ha osservato che le "azioni assolutamente inaccettabili compiute dal regime libico nelle ultime settimane hanno ormai fatto capire che Gheddafi è parte del problema, e non della soluzione". Barroso sulla situazione profughi ha parlato di vera e propria "emergenza umanitaria". Anche il Papa, Joseph Ratzinger, "ha espresso la sua preoccupazione per la gente innocente intrappolata in questa terribile tragedia". Lo ha riferito il direttore esecutivo del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, Josette Fheeran, ricevuto in udienza privata da Benedetto XVI. TRIBUNALE INTERNAZIONALE APRE INCHIESTA - La procura del Tribunale Penale Internazionale nel frattempo ha preso una decisione, ed è stata aperta un'inchieta formale sulla Libia. L'obiettivo è quello di verificare se, per reprimere le proteste dei ribelli scoppiate dopo il 15 febbraio, siano effettivamente stati commessi crimini contro l'umanità. EMERGENZA PROFUGHI - Nel giorno della controffensiva di Gheddafi, ritorna anche l'emergenza per i fuggiaschi dalla guerra civile libica verso i paesi confinanti. L'Alto commissariato Onu per i rifugiati ha detto che una fila lunga chilometri si sta accalcando lungo il confine con la Tunisia. Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, che auspica "una coincidenza di vedute nelle prossime riunioni in sede europea" e definisce "umanitaria e non difensiva" la posizione italiana. Anche il ministro degli Interni Roberto Maroni ha lanciato l'allarme: "La chiusura della frontiera tra Libia e Tunisia potebbe portare ad una ondata incontrollabile verso l'Italia, con rischio di infiltrazioni terroristiche".

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