I giudici contro i politici
"Difficile rapporto"
La tradizione è stata rispettata anche questa volta. L'apertura dell'anno giudiziario è stata, in molte corti d'appello, l'occasione per denunciare le insofferenze della magistratura nel rapporto con la politica. Tra Milano e Roma si sono inseguiti gli appelli per avere maggiore indipendenza e per risolvere il problema della lunghezza dei processi che affollando le cancellerie e le aule dei tribunali. Il presidente della Corte d'appello milanese, Giuseppe Grechi, ha sottolineato come l'Italia detenga “con largo margine, il primo posto assoluto in Europa per numero di affari penali relativi a infrazioni qualificate come gravi, pendenti dinnanzi ai tribunali di primo grado”. “Sono poche invece in Italia, rispetto agli altri Paesi, le infrazioni minori per le quali non viene innescato il complesso meccanismo del processo penale - ha concluso Grechi -. E' evidente che non siamo al cospetto della malvagità di un popolo ma di una politica di "pan-penalizzazione" che si dimostra da sempre di fatto incontenibile, anche perché non sa affidare a organi amministrativi efficienti l'accertamento e la sanzione delle infrazioni meno gravi”. A conti fatti l'Italia è al sesto posto nella poco invidiabile classifica dei processi senza fine, davanti a noi solo Bosnia Erzegovina, Cipro, Andorra, Croazia e Slovenia. Ingerenza politica A Roma invece si parla di rapporto giustizia – politica. “La situazione è di estrema drammaticità”, ha detto Giorgio Santacroce, presidente della Corte d'appello di Roma. “In tutte le nazioni esistono contrasti tra magistratura e politica - ha ricordato Santacroce -, ma da noi la situazione si rivela più grave e sconfortante perché questi contrasti sono vissuti e usati quasi sempre per scatenare sterili polemiche, o servono ad alimentare campagna di vera e propria delegittimazione del ruolo della magistratura nella sua interezza”. E ancora: “La crisi della giustizia è grave e allarmante, come mai in passato. Ma il giudice italiano non può continuare a vivere il suo rapporto con la politica in modo perennemente teso e conflittuale”. Il caso Englaro - Sul caso di Eluana Englaro, Grechi ha sottolineato che la corte d'appello civile di Milano che è stata chiamata a decidere «non ha invaso territori altrui». “La Costituzione è fondata sulla separazione dei poteri, per cui un potere non può interferire nelle decisioni di un altro”. Quindi, né il potere esecutivo né quello legislativo possono annullare le sentenze definitive.