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Napolitano: "No allarmismi, non siamo in guerra"

Ma La Russa: "Pronti 8 caccia". Reazioni del mondo. Lega Araba contro intervento. La preghiera del Papa. Germania: "Non restare impantanati"

Andrea Tempestini
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Sull'internvento della Coalizione in Libia è intervenuto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: "Siamo preoccupati tutti per quanto accaduto. In Libia abbiamo avuto una repressione forsennata e violenta", ha proseguito, "rivolta contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi". Rispondendo poi alle domande dei giornalisti, il Capo dello Stato ha ricordato che la Carta delle Nazioni Unite prevede anche azioni delle forze armate "volte anche a reprimere le violazioni della pace". Ma Napolitano ha poi sottolineato: "Non siamo in guerra, ma all'interno di un'azione dell'Onu". LA RUSSA: "PRONTI I CACCIA ITALIANI" - L'Italia ha messo a disposizione della coalizione impegnata in Libia otto aerei, tre dei quali sono partiti dalla base di Trapani poco dopo le 20. Ad annunciarlo è stato il ministro della Difesa Ignazio La Russa alla trasmissione In mezz'ora di Lucia Annunziata. "Ieri sera intorno alle ore 23 abbiamo avuto una richiesta formale di aerei da altri paesi. Dalle ore 23.59 abbiamo dato disponibilità di 8 aerei trasferendone il comando al comando della coalizione", ha detto. Si tratta di "quattro caccia" intercettori Eurofighter e "quattro Tornado" Ecr "del tipo in grado di neutralizzare i radar", ha spiegato. "E' possibile che si aggiungano altri assetti", ha aggiunto. PROFUGHI - "Chiederemo l'intervento della comunità internazionale per gestire i flussi migratori". La Russa ha detto che il ruolo italiano nella missione libica si spiega anche alla luce del fatto che l'Italia farà valere la sua autorevolezza "quando chiederemo agli altri partner di non lasciarci soli per quanto riguarda i flussi migratori". PAPA - Anche il Papa ha rivolto un pensiero all'emergenza in Libia. Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha detto di provare "grande apprensione" per la situazione nel Paese, ha assicurato la sua vicinanza e la sua preghiera alla popolazione e ha rivolto un "pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l'incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l'accesso ai soccorsi umanitari". LEGA ARABA CRITICA I RAID - A criticare i raid aerei della Coalizione ci ha pensato la Lega Araba, che sostiene come l'azione militare stia oltrepassando il suo obiettivo, quello di imporre una no-fly zone. Secondo il segretario generale della Lega, Amr Mussa, l'obiettivo è "diverso da quanto sta succedendo in Libia: quello che vogliamo", ha sottolineato, "è proteggere i civili, non bombardarne altri". Secondo Mussa, la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza sulla Libia (con cui è stata approvata la no-fly zone, ndr), "afferma i divieto di ogni invasione e di occupazione. La protezione dei civili", conclude il segretario, "non richiede operazioni militari". Alle critiche della Lega Araba si è unito il presidente venezuelano Hugo Chavez, secondo il quale l'attacco militare è un "bombardamento indiscriminato". Chavez ha chiesto che "cessi l'aggressione contro la Libia". GERMANIA: "NON RESTARE IMPANTANATI" - La Germania, dopo essersi tirata fuori dall'operazione militare, è tornata ad ammonire la Coalizione. Il ministro degli Esteri di berlino, Guido Westerwelle, ha ammonito gli alleati: "Non restate impantanati in una lunga missione". Il governo tedesco, però, è stato duramente criticato dall'ex capo di stato maggiore di Berlino, il generale Klaus Naumann, che in un commento pubblicato sul sito del quotidiano Suddeutsche Zeitung ha affermato: "Mi vergogno delle scelte del mio Paese. Che diritto abbiamo ora di chiedere un seggio permanente al Consiglio Onu, e che solidarietà possiamo chiedere in futuro noi, che senza gli alleati non ci saremmo ricostruiti dopo il '45 e non saremmo arrivati alla riunificazione?".

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