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Intesa tra Usa, Francia e Gb: 'Comando a Nato'

Obama: "Ruolo chiave a Patto Atlantico". L'Italia voleva coordinamento internazionale. Ma la Germania si tira ancora indietro

domenico d'alessandro
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Mentre sul campo proseguono i combattimenti, nei palazzi della diplomazia europea si discute sulla leadership della coalizione. La missione Odissey Dawn è stata guidata, fino a questo momento, da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, ma alcuni Paesi - tra cui, in prima linea, l'Italia - spingono affinché il comando passi alla Nato. Roma lo chiede con veemenza, tanto che minaccia di riprendere il controllo delle sette basi militari messe a disposizione della coalizione nel caso in cui Parigi dovesse mantenere la guida della missione. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, nella serata di lunedì, aveva anche affermato che una delle possibilità allo studio è la creazione di un "comando separato". E a ruota arriva anche la ferma presa di posizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Successivamente hanno sposato la "linea italiana" anche gli Stati Uniti, la Turchia e il Canada. Nella serata di martedì le pressioni diplomatiche sembravano aver raggiunto il loro obiettivo. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a bordo dell'Air Force One, ha riferito che "dopo essersi consultato con Francia e Gran Bretagna" è stato deciso che la Nato "deve avere un ruolo chiave nel rafforzare la no-fly zone sopra i cieli della Libia". Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna avrebbero così trovato una linea comune sul ruolo chiave che il Patto Atlantico dovrà assumere nella struttura di comando delle operazioni militari della coalizione internazionale in Libia. La Germania, che dall'inizio si è opposta all'azione militare della coalizione, poco dopo le parole di Obama ha annunciato il ritiro dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. Lo ha reso noto il ministro della Difesa di Berlino, che ha poi precisato come due fregate, così come altre due imbarcazioni su cui si trovano 550 unità, sono state messe sotto il comando tedesco. Non è stato però precisato se le imbarcazioni resteranno o meno nel Mediterraneo. Inoltre la Germania ritirerà anche la settantina di unità che prendono parte alle operazioni di sorveglianza aerea della Nato nel Mediterraneo. OBAMA, GATES ED ERDOGAN - L'Italia non è isolata nel chiedere il passaggio di consegne al Patto Atlantico. Il presidente americano Barack Obama e il premier turco Tayyip Erdogan hanno sottolineato come i rispettivi "contributi nazionali" per l'attuazione della risoluzione 1973 sulla crisi libica "sono resi possibili dalle capacità di controllo e dal comando unico e multinazionale della Nato". L'annuncio è stato dato dalla Casa Bianca, e tradotto dal burocratese significa che anche Washington vuole consegnare la gestione delle operazioni al Patto Atlantico. Obama ha quindi chiarito che il passagno di consegne che coinvolge direttamente gli Usa sarà attuato in breve tempo, e ha poi sottolineato che per "breve" si intende "una questione di giorni e non di settimane". Successivamente ancor più esplicito è stato il segretario Usa alla Difesa, Robert Gates, che ha spiegato ai giornalisti durante una visita in Russia: "Credo che un trasferimento in pochi giorni sia probabile". Il segretario non ha specificato chi potrebbe guidare le operazioni in Libia, ma il riferimento sembra essere alla Nato. Gates ha comunque chiosato: "Questa non è una missione Nato. Questa è una missione in cui l'apparato Nato potrebbe essere utilizzato per il comando e il controllo". CANADA  - Sulla questione del comando della missione in Libia, il Canada ha affermato che la Nato è l'istituzione che deve prendere in mano le redini dell'operazione. Il ministro della difesa canadese, Peter MacKay, ha però sottolineato che non è ancora chiaro quando la consegna potrà avvenire. "Senza dubbio vogliamo che Gheddafi se ne vada, che lasci il potere", ha detto MacKay, "vogliamo che smetta di costituire una minaccia per il suo Paese e per la popolazione civile. Il Canda prende parte attivamente alle operazioni militari con aerei che decollano dalle basi siciliane. PATTO ATLANTICO: "SERVONO ALCUNI GIORNI" - Fonti dell'Alleanza atlantica, di fatto, confermano le parole di Obama, e riferiscono che nessuna decisione sul possibile ruolo della Nato nelle operazioni militari contro il regime di Gheddafi in Libia potrà arrivare prima di alcuni giorni. Semmai, hanno sottolinato, già martedì potrebbe arrivare un accordo di massima sull'ipotetico rafforzamento dell'embargo sulle armi imposto a Tripoli. A questa missione, eventualmente, la Nato potrebbe partecipare con alcuni assetti navali che sono già dispiegati nelle acque del Mediterraneo. NAPOLITANO: "RUOLO GUIDA ALLA NATO" - Durante un incontro al Quirinale con una delegazione bi-partisan della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "ha ribadito l'esigenza imprescindibile sostenuta dall'Italia, in piena sintonia con Stati Uniti, Regno Unito ed altri alleati, di un comando unificato, osservando che la Nato rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata". E' quanto si legge in una nota ufficiale diffusa dal Colle, che aggiunge: "Il Capo dello Stato, nell'auspicare il massimo di chiarezza, coerenza ed efficacia nello sviluppo dell'azione decisa verso la Libia, ha richiamato le conclusioni del Consiglio Supremo di Difesa dello scorso 9 marzo, ricordando che l'intervento in corso, al quale l'Italia partecipa a pieno titolo, si fonda sulle prescrizioni del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite volte a garantire risposte anche militari ad ogni violazione o minaccia per la pace e la sicurezza internazionale". FRANCIA: "NO A POLEMICHE STRUMENTALI" - Il suo collega parigino Alain Juppé era di tutt'altro parere: "Nei prossimi giorni l'alleanza è pronta a venire in sostegno della coalizione", ma il coordinamento viene al momento escluso. A quest'ultimo si è accodato il titolare della diplomazia spagnola Trinidad Jimenez, secondo cui "per il momento, tenendo conto che c'è già una coalizione internazionale formata non solo da paesi europei e membri della Nato, ma anche da paesi arabi, sembra che il sentimento prevalente è che la coalizione continui". Successivamente, in una coferenza stampa a Parigi, la portavoce del ministero degli Esteri transalpino, Christine Fages, ha chiesto che non vengano create "polemiche artificiali" sul ruolo della Nato in Libia. Ancora Juppè, successivamente, ha puntualizzato sul fatto che la Nato sosterrebbe l'intervento militare della coalizione in Libia nel momento in cui gli Usa dovessero fare un passo indietro. Serve, ha spiegato, "una complementarità tra Nato ed Unione Europea". La coalizione, insomma, potrebbe sgretolarsi nelle prossime ore, e forse ha già iniziato a farlo, poiché la la Norvegia ha annunciato il ritiro temporaneo dei suoi sei Caccia F16 messi a disposizione della missione: "Bisogna chiarire la questione del comando", ha detto senza giri di parole il ministro della Difesa Grete Faremo. FRATTINI: "QUESTIONE DI SERIETA'" - Il ministro degli Esteri, stamani, è tornato a parlare ai microfoni di Radio Anch'io. "Il comando delle operazioni militari contro la Libia deve passare alla Nato, è una questione di serietà, una questione altamente politica. Non possiamo immaginare che ci siano comandi separati da ciascuno dei quali dipendano alcune scelte. Mi auguro - ha aggiunto - che dalla riunione di oggi del Consiglio atlantico arrivi la decisione". Il titolare della Farnesina ha poi ricordato che il premier britannico David Cameron è d'accordo con la posizione italiana. L'Italia "non si tira indietro - ha detto ancora Frattini - ma se sette basi dipendono dal controllo Nato non ho nulla da obiettare. Se cosi non fosse gli aerei che partiranno dalle basi italiane devono essere sotto un controllo di cui mi assumo la responsabilità". La missione deve trasformarsi in "un'azione di mediazione politica per far comprendere a Gheddafi che deve lasciare" per far posto alla creazione di "una nuova Libia aperta ai principi della democrazia", ha affermato. Quindi il ministro ha ripetuto che "l'obiettivo non è quello di bombardare Gheddafi, ma quello di impedire che Gheddafi bombardi la popolazione civile", e che è necessario "difendere la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, rispettarla scrupolosamente. Tutto quello che esce fuori dalla risoluzione non lo accetteremo". "AMICI DELLA NUOVA LIBIA" - "Non credo che l'opposizione libica sia dominata dall'estremismo radicale", ha proseguito Frattini, spiegando di aver "parlato personalmente con il capo della resistenza libica, l'ex ministro Jalil". Questi gli ha spiegato che vi era stata "la percezioni di cellule radicali islamiste che volevano infiltrarsi nel loro movimento, ma le hanno individuate e allontanate". Il titolare della nostra diplomazia ha poi promesso che "la nuova Libia sarà amica dell'Italia come la Libia del passato, noi vogliamo essere amici del popolo libico, non del regime", tanto che "l'Italia è stata l'unica a consegnare aiuti umanitari a Bengasi, pari a 90 tonnellate". BERLUSCONI: "DISPIACIUTO PER GHEDDAFI" - Durante una cena elettorale a Torino, Silvio Berlusconi avrebbe parlato della situazione in Libia e del comportamento di Parigi sulla missione dopo la risoluzione dell'Onu. Secondo alcuni invitati alla cena, il Premier avrebbe detto: "La Francia si è mossa in modo autonomo, noi invece vogliamo un coordinamento della Nato. E' necessario attenersi alla risoluzione". Il Cavaliere inoltre avrebbe espresso dispiacere per uno Stato amico, come è stata la Libia, ora finita sotto attacco.

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