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Made in China: ci cascano anche Dolce e Gabbana

Gli stilisti siciliani hanno aperto 15 nuovi negozi in estremo oriente. E ora cercano stilisti con gli occhi a mandorla

Federica Lazzarini
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Anche Dolce e Gabbana cedono al fascino del Dragone e puntano verso Oriente, rafforzando la loro presenza in Cina con 15 nuovi punti vendita in tutto il Paese.  L'apertura di nuovi negozi, che andranno a sommarsi ai 26 già esistenti, va di pari passo con la crescita della classe media cinese, i cui rapprestanti sono sempre più attratti dai beni di lusso.  "Alcuni europei pensano che la Cina sia sempre sinonimo di scarsa qualità, ma noi qui vediamo l'eccentricità" ha spiegato Domenico Dolce agli oltre 300 aspiranti stilisti che hanno raggiunto il duo alla Central Academy of Fine Art di Pechino. L'adorazione nei confronti del celebre marchio italiano sembra essere ricambiata, come ammettono gli stessi stilisti, alla ricerca di nuovi talenti cinesi. Una strada già imboccata a Milano dove lo scorso settembre i due designer hanno aperto Spiga2, boutique che offre capi di abbigliamento di stilisti internazionali emergenti, tra cui spicca il nome di Lu Kun. Dolce e Gabbana non sono comunque i primi stilisti italiani ad essersi accorti delle potenzialità del mercato cinese della moda. "Gli stilisti cinesi - ha commentato qualche tempo fa Elio Fiorucci - hanno un ottimo senso dell'estetica, nonchè uno spiccato talento. Sentiremo parlare molto di loro".

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