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Foto di Arcore, lo scoop? Concita non sa leggere il suo giornale

Farneticante difesa della De Gregorio colta in fallo: non vede il pezzo che la incastra e si smentisce / MENZANI

Andrea Tempestini
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Concita non è cattiva. Il problema è che non sa leggere i giornali. Inquietante, dato che ne dirige uno. Non sa leggere i giornali degli altri («Chi») e non sa leggere nemmeno il suo (l'«Unità»). Non c'è altra spiegazione per decifrare il bislacco editoriale di ieri della De Gregorio. Spieghiamo. Nella foga di voler illustrare  a tutti costi che ad Arcore avvenivano  festini peccaminosi, l'«Unità» ha pubblicato lo scorso 20 marzo una serie di fotografie tratte dai cellulare delle ragazze coinvolte nell'inchiesta. Titolo: «Le notti hard di Arcore». In realtà alcuni di questi scatti erano di  casa di Lele Mora spacciati per Villa San Martino, residenza di Berlusconi. Dagospia, «Chi», «Libero» e altri organi di stampa hanno smascherato il finto scoop.  Ieri arriva la risposta di Concita De Gregorio. Voleva difendere il suo giornale ma l'ha difeso malissimo. Non ci smentisce ma sostiene che siamo pazzi. Parla di «macchina del fango dei giornali della Real Casa». Dice, citando Dagospia, che Signorini fa a pezzi lo scoop dell'«Unità» ma sul numero di «Chi» in questione «non c'è traccia di quel servizio, nessuna notizia, nessuna smentita. Un cerchio di fango». A Concita evidentemente  manca qualche diottria. Quel servizio esiste eccome, non era nemmeno molto difficile da trovare, era a pagina 32 del settimane uscito mercoledì scorso. E poi che significa «questo servizio di Chi non esiste»? Se ti vuoi difendere dovresti dire: «Le nostre foto non sono taroccate ma sono vere». Invece Concita non lo può asserire. Anzi, nell'editoriale ammette: «Moltissime foto ritraggono gli interni della casa di Lele Mora». Ma come? Solo quattro giorni prima le aveva spacciate per le stanze di  Arcore. Siamo alle comiche. Chi  spiegava, con date e riferimenti, che due delle decine di foto di Arcore fossero state in realtà  scattate a casa di Mora (il quale, su «Libero», ha confermato la circostanza) e che una terza, quella di Barbara Guerra vestita da poliziotta, riguardasse una festa di Halloween  avvenuta in un locale pubblico milanese e non nella residenza privata del Cavaliere. Su questo punto la difesa di Concita si fa ancora più surreale perché, oltre a non essere in grado di leggere gli altri quotidiani, evidentemente non sfoglia il suo. Infatti lei a pagina 2 scrive che le foto della Guerra, estratte dal suo telefonino, risalgono «31 ottobre 2009 ore 20.56»,  però,  sei pagine dopo nel suo stesso giornale, la didascalia indica che quello scatto è stato realizzato il «24 ottobre 2010». Concy, mettiti  d'accordo con se stessa. Ma dove sta la verità? Quella foto risale al 2009, come dimostra  la foto della schermata del telefonino della Guerra che noi pubblichiamo in questa pagina. Era il 31 ottobre, il giorno di Halloween, appunto, e da qui si spiega il look da poliziotta. L'altra immagine che pubblichiamo mostra la serata di Barbara vestita in maschera. Lei è con l'ex fidanzato Daniel, giocatore di pallacanestro, oggi suo amico. Sono in corso Corso Como, all'aperto. Nel corso della serata sono stati anche in un locale, il Ganas, poi ad una festa alla discoteca Divina. Insomma si faceva i fattacci suoi. Ad Arcore non ha messo piede o, almeno, non ci sono prove fotografiche. «Il sito del Ganas», dichiara a «Libero» la Guerra, «dimostra che ero lì quella sera. Io ho querelato sia l'Unità che il Fatto. Sono state dette e scritte troppe sciocchezze». Anche «Il Fatto» ha pubblicato, quattro giorni l'«Unità», un servizio identico con finte foto dei festini di Arcore ma, dopo che i giornali l'hanno smascherato, ha almeno avuto la decenza, ieri, di evitare l'argomento. Cosa che non ha fatto Concita. Che dopo la figuraccia si è  maldestramente difesa. Talvolta la foga di attaccare Silvio fa brutti scherzi. di Alessandra Menzani

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