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La Cei si sbilancia: "Cittadinanza per gli immigrati"

"Necessario riconoscere diritti e doveri per la pace e l'accoglienza". Sulla Libia: "Serve la diplomazia, stop ai bombardamenti"

Federica Lazzarini
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"La cittadinanza agli immigrati è un riconoscimento necessario", così la Cei tira la giacca al governo sulla questione migranti. La deliberazione del Concilio Episcopale permanente, che riunisce i vescovi delle diocesi italiane, giunge al termine della riunione appena conclusasi a Roma. Gli alti prelati hanno discusso di temi sociali scottanti come la crisi libica e, appunto,  la questione immigrazione. "Sulla delicata questione dell'immigrazione, - ha spiegato in una nota il portavoce della Cei, monsignor Domenico Pompili - la pace e l'accoglienza risultano strettamente collegate. La necessità di una nuova stagione di inclusione socialeche porti al riconoscimento degli immigrati come cittadini, soggetti di diritti e di doveri, è un obiettivo che non potrà essere ulteriormente dilazionato". I vescovi hanno poi ribadito il proprio consenso alle parole del cardinale Angelo Bagnasco in favore di una soluzione negoziale e diplomatica della crisi libica: “Sono stati molti gli interventi che hanno fatto  seguito alla prolusione del Presidente, di cui è stato apprezzato   l'approccio generale e, in particolare, la trattazione di alcuni temi   come lo specifico contributo della Chiesa al nostro Paese e la   richiesta di abbandono delle armi con l'avvio di una soluzione   diplomatica per la questione libica”.

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