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Sprechi e (troppe) parole: adesso via da Unione europea

La secessione è giusta: per l'immigrazione la Ue stanzia soldi per i convegni. Ma è inutile su emergenze / BINCHER

Andrea Tempestini
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I soldi sulla carta ci sono. L'Unione europea quando deve fare grandi piani pluriennali sembra la vecchia Unione sovietica. Così anche per l'immigrazione ha stanziato le sue risorse: quasi 3 miliardi di euro divisi in quattro fondi fra il 2007 e il 2013. Ci ha confezionato su un bel programma che si chiama “Programma generale solidarietà e flussi migratori” e poi ha iniziato a finanziare a pioggia iniziative. L'importante è che servano per rifugiati, per i rimpatri, per l'integrazione dei cittadini terzi e per le frontiere esterne e che a ogni euro chiesto alla Ue corrisponda un euro messo sul piatto dal paese di provenienza. GRANA PER IL CSM Con quei tre miliardi circa si finanziano privati, associazioni no profit, organi dei singoli Stati. E ogni anno, mandando la documentazione, qualcosa si ottiene. Anche l'Italia ha incassato. Basta scorrere gli elenchi degli anni passati. In quello del 2009 l'attività svolta e finanziata da numerosi paesi membri della Ue ha una parola chiave: “workshop”. Potremmo tradurlo in “seminario”, altre volte in “convegno”. Strumenti micidiali per fermare l'ondata migratoria. Fra i beneficiari italiani ad esempio figura per due volte nel 2009 il Consiglio superiore della magistratura (99.119,19 euro uno e 91.322,17 euro il secondo per studiare i sistemi giuridici altrui). Quasi mezzo milione di euro è andato all'European University Institute di San Domenico di Fiesole, vicino a Firenze. Per studiare a lungo i “movimenti circolatori dei migranti nell'Europa del Sud e centrale dell'Est: cambiamenti e opportunità per i migranti”. Mezzo milione per studi simili se li è presi l'Università di Turku in Finlandia. ELENCO INFINITO L'elenco continua all'infinito: a convegni e studi per l'immigrazione la Ue ha concesso nel 2009 la bellezza di 258 milioni di euro. Sostanzialmente buttati dalla finestra. Basti pensare che all'Italia quello stesso anno è stato concesso un contributo per i rimpatri di 6.029.379,73 euro, due milioni meno dei fondi assegnati alla stessa voce per la Francia. Sono cifre assai basse, quasi ridicole (la sola emergenza Lampedusa nell'ultimo mese è costata quattro volte quei fondi). E che dipendono dal fatto che tutti i paesi europei hanno accesso a quei fondi, non solo quelli realmente colpiti dal fenomeno dell'immigrazione clandestina. Per cui la Finlandia e la Norvegia hanno diritto ad abbeverarsi a quella fonte come Italia, Spagna, Grecia e Francia che senza dubbio vivono in altro modo il fenomeno. Qui servono fondi per pagare spese di mantenimento dei clandestini e per i rimpatri, oltre che per i pattugliamenti che dovrebbe fare e non fa Frontex, l'apposita agenzia della Ue. E invece si preferisce finanziare convegni e lavori universitari nel Nord europa o in quella del'Est, nella speranza almeno che atti e pubblicazioni così preziose vengano poi trasmesse ai paesi di frontiera che le dovrebbero utilizzare. QUATTRINI PER ROMA  All'Italia - solo sulla carta perché di volta in volta bisogna sbloccare i fondi - sono stati concessi in sette anni circa 200 milioni di euro, più o meno un quindicesimo della dotazione complessiva. Solo parzialmente quelli degli ultimi tre anni sono stati utilizzati (il 70% di quelli messi sulla carta), e qui è difficile capire se per responsabilità di una parte o di entrambe. Certo quelle tabelle di micro finanziamenti inutili segnano ancora una volta come su un tema fondamentale della sua esistenza l'Europa abbia scelto di non esistere, preferendo le vie burocratiche alla vera soluzione dei problemi. E avendo una tale pioggia di fondi ordinari, non è mai stata stanziata una somma extra per le vere emergenze che seguono le ondate migratorie non previste dai burocrati di Bruxelles. di Fosca Bincher

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