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Saras, Gip chiede cinque condanne e una maxi-multa

Rito abbreviato per processo su morti del 2009. Accusa chiede risarcimento ai Moratti e sottolinea: "Non fu valutato rischio"

Rosa Sirico
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Cinque condanne e 800 mila euro di multa: è questa la richiesta avanzata dall'accusa per la morte dei tre operai  nella raffineria di Sarroch (Cagliari),  il 26 maggio 2009 durante un intervento di manutenzione.  Secondo l'accusa si trattò di omicidio colposo, in quanto non furono valutati i rischi dell'operazione e vi furono numerose violazioni del codice di sicurezza. Per il processo, con rito abbreviato, la Fiom si è costituita parte civile, mentre i familiari delle vittime sono giunti ad un accordo con la Saras.  Solo una settimana fa, un altro operaio è morto per intossicazione, durante lavori di manutenzione, nella stessa raffineria.  LE CONDANNE - Il gip Secci, all'udienza a Cagliari, davanti al gip Giorgio Altieri,  ha chiesto alla Saras 800 mila euro di multa, nella persona del rappresentante legale Gian Marco Moratti. Poi, per i cinque imputati sono state avanzate le richieste di: due anni e quattro mesi di reclusione per Guido Grosso, 43 anni di Cagliari, direttore dello stabilimento - indagato anche per il recente infortunio mortale costato la vita a un operaio di una ditta d'appalto siciliana, l'11 febbraio scorso; due anni e due mesi per Antonello Atzori, 52 anni di Quartu, responsabile dell'area in cui morirono gli operai; un anno per Francesco Ledda, 45 anni, rappresentante legale della CoMeSa di Sarroch, la ditta per la quale lavoravano le tre vittime;  due anni e otto mesi sia per Dario Scaffardi, 53 anni, di Milano, direttore generale della Saras, sia per Antioco Mario Gregu, 52 anni, di Quartu, direttore delle operazioni industriali. IL PROCESSO - Nel processo, con rito abbreviato, per triplice omicidio colposo si è costituita parte civile la Fiom, ma non i familiari delle vittime, che qualche mese fa avevano raggiunto un accordo con la Saras. Inizialmente, la richiesta del sindacato era stata respinta in quanto lo stabilimento della Saras è un'industria petrolchimica e non metalmeccanica. L'avvocato della Fiom, Carlo Amat, intervenuto oggi in aula ha chiesto alla Saras un risarcimento di 50mila euro. Le prossime udienze sono fissate per il 9 e il 23 maggio, a cominciare dagli interventi degli avvocati di parte civile.   L'INCIDENTE - Nello stabilimento, a circa venti chilometri da Cagliari, persero la vita tre operai della ditta d'appalto CoMeSa srl: Bruno Muntoni, 58 anni, Daniele Melis e Pierluigi Solinas, entrambi 30enne, rimasti intossicati dalle esalazioni mentre effettuavano lavori di manutenzione e bonifica di un grande serbatoio durante una delle fermate programmate dell'impianto.   Secondo quanto sostenuto dall'accusa, rappresentata dai pm Secci e Maria Chiara Manganiello, per i lavori di bonifica nell'impianto Mild Hydro Cracking 1, la cisterna dove avvenne l'infortunio mortale, non era stato elaborato il documento unico di valutazione dei rischi. Mancavano, inoltre, il coordinamento e la cooperazione tra i responsabili della gestione dell'impianto e quelli delle imprese appaltatrici - sempre secondo la tesi dell'accusa - mentre il piano organizzativo adottato dalla dirigenza del gruppo era riferibile solo ai cantieri temporanei e mobili, cioè i cantieri edili. Agli imputati vengono contestate numerose violazioni del testo unico in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Entrando nella cisterna, i tre operai vittime dell'incidente erano convinti che fosse stata bonificata dall'azoto.

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