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Ciancimino ai pm: "Pizzini falsi? Non ne so nulla"

Interrogato per tre ore. Perquisita la sua casa: esplosivo in giardino. Ingroia: "Attendibile ma forse manovrato"

Andrea Tempestini
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"Non so nulla, non ho falsificato alcun documento". Massimo Ciancimino respinge così le accuse di calunnia aggravata nei confronti dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro che hanno portato al suo arresto, giovedì a Bologna mentre stava partendo per le vacanze in direzione Francia. In tre ore di interrogatorio a Parma davanti ai pm palermitani Antonio Ingroia e i sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido, Ciancimino si è detto estraneo alla contestata falsificazione di un "pizzino" la cui fotocopia, secondo gli inquirenti, sarebbe stata manomessa con l'aggiunta artificiosa del nome di De Gennaro. "Ho presentato tantissimi documenti. Di moltissimi non conosco l'origine", ha risposto Ciancimino, supertestimone e sostenitore del teorema delle trattative tra Stato e mafia negli anni Novanta. Il gip di Parma deciderà domani sulla convalida del fermo e sull'eventuale misura cautelare. LA PERQUISIZIONE - Nelle stesse ore in cui Ciancimino veniva interrogato, la sua casa palermitana veniva perquisita. Nel giardino dell'abitazione di via Torrearsa gli agenti hanno rinvenuto, nascosto, dell'esplosivo inviato "una settimana fa", come ammesso dallo stesso Ciancimino nel corso dell'interrogatorio. Il destinatario non avrebbe detto nulla "per non creare allarmismi in famiglia". L'esplosivo, dei candelotti collegati a dei fili, sarebbe stato prima immerso nell'acqua e poi interrato nel giardino dove l'hanno trovato gli artificieri della Polizia scientifica insieme a personale della Dia. GLI ERSERCIZI DI STILE DI INGROIA - Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, il giorno successivo all'arresto dell'eroe di Annozero e degli anti-Cav Ciancimino, si spinge ad ipotizzaare l'esistenza di quello che definisce un "puparo" dietro al 'superteste' finito in manette con l'accusa di aver falsificato i pizzini che 'inchiodano' l'ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro. "E' una cosa che si può pensare", spiega il pm riferendosi all'esistenza di un 'grande vecchio' dietro al figlio di Vito, ex sindaco di Palermo. Ma gli esercizi di stile di Ingroia non terminano con la prima dichiarazione. La toga infatti si spinge a sottolineare che "ci sono dichiarazioni di Cincimino che stanno in piedi a prescindere dalla sua attendibilità generica e che sono riscontrate da elementi specifici". Ingroia, incalzato dalla domande dei giornalisti, deve ammettere che "è chiaro che la credibilità di Massimo Ciancimino adesso è minata, l'accusa di calunnia pluriaggravata non è acqua fresca". "Se c'è una calunnia - prosegue Ingroia - sarei più preoccupato di scoprire se sono stato raggirato senza essermene reso conto. Quando i fatti si scoprono e si contribuisce alla verità non c'è motivo di preoccuparsene".

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