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Come le città diventano intelligenti

I problemi del gigantismo urbano risolti dalla tecnologia: le infrastrutture che migliorano la qualità della vita

Andrea Tempestini
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Il fenomeno dell'urbanizzazione è iniziato da secoli e sta aumentando con moto uniformemente accelerato. Già oggi Tokio, la più popolata area metropolitana del pianeta, ospita 35 milioni di abitanti, e si prevede che entro pochi anni ci saranno aree urbane con oltre 50 milioni di abitanti. Nel 2008 metà della popolazione mondiale viveva nelle aree urbane, mentre nel 2050 sarà il 70 per cento. Questo gigantismo provoca vari problemi: congestione, rischi per la salute a causa dell'inquinamento  (le metropoli producono l'80% delle emissioni di carbonio del pianeta), insostenibilità, ingovernabilità e chaos sociale. Anche le piccole città devono risolvere, in scala ridotta, esattamente gli stessi problemi: sicurezza, inquinamento, controllo del traffico, coordinamento delle attività sul territorio, utilizzo efficiente dell'energia. Gli amministratori delle città e ai loro tecnici devono affrontare con urgenza le questione collegate con lo sviluppo sostenibile sfruttando la tecnologia: efficienza, risparmio energetico e rispetto per l'ambiente. L'uso di infrastrutture intelligenti per questi scopi contribuisce senz'altro a migliorare l'accesso ai servizi e la qualità della vita. Una città è una complessa entità creata dall'interazione di una componente biologica (gli abitanti umani, fauna e flora), una componente sociale (l'insieme delle attività collettive, idee, e organizzazioni degli abitanti) e una componente meccanica (gli artefatti tangibili e intangibili che supportano la vita della città), che alcuni studiosi definiscono bio-socio-machine o “biosoma”, da cui deriva l'espressione “città biosomatiche”. Una città intelligente deve essere in grado di adattarsi ai cambiamenti, sfruttando sensori, telecomunicazioni avanzate, sistemi informativi geografici, cruscotti decisionali, e di fare un uso efficiente di queste risorse. L'elettronica consente molteplici applicazioni innovative, come videosorveglianza, controllo intelligente dei semafori e dei flussi di traffico, sistemi di infomobilità basati su GPS, telegestione delle reti tecnologiche sul territorio (rete elettrica, illuminazione pubblica, acqua potabile, gas, teleriscaldamento, TLC). Le tecnologie utilizzate sono le medesime su cui si fondano la domotica (automazione di appartamenti e ville) e la building automation (automazione di edifici pubblici e privati: condomini, uffici, ospedali). Il termine “Citymatica” (cfr. “Le città intelligenti. Scrivendo un manuale di citymatica per amministratori lungimiranti e cittadini esigenti”, Art Valley 2010) individua l'applicazione delle tecnologie di automazione nell'ambiente urbano. Si iniziò a parlare di “città digitali” negli anni '90, quando in seguito alla liberalizzazione delle TLC e al “boom” dei servizi Internet, iniziò il cablaggio selvaggio del sottosuolo del territorio urbano di tutte le città grandi e medie, mentre spuntavano le antenne delle telefonia cellulare e delle reti Wi-Fi e molti comuni iniziarono a realizzare reti civiche, siti Internet istituzionali e applicazioni di e-government. Ma oggi le città non sono più limitate alle strutture fisiche, poiché i nuovi  media influenzano il modo in cui gli abitanti delle città organizzano la loro vita quotidiana e le loro relazioni sociali. Di conseguenza, le città sono ormai intese come “smart city” / “smart town”, “Cybercity”, “Sentient City”, Hybrid City (città reale con le proprie entità fisiche e abitanti e città virtuali parallele, per es. social network e communities). Le Ubiquitous Cities (u-cities) si basano sui concetti di Ambient Intelligence (ambienti elettronici sensibili alla presenza di persone) e Ubiquitous Computing (nel 2020, ci saranno 50 miliardi di dispositivi interconnessi in cloud computing e 4 miliardi di utenze cellulari) per risolvere i problemi della Urban Age. I maggiori produttori del mondo ICT e dell'elettronica stanno puntando molto su queste tematiche. Basta ricordare il programma Smarter Planet di IBM, l'iniziativa Infrastrutture Urbane Sostenibili di Siemens, l'offerta Smart Town di Telecom Italia, per citare solo alcuni esempi. Ma anche aziende più piccole contribuiscono con soluzioni innovative, come UMPI di Cattolica che realizza sistemi per rendere “intelligenti” i pali della luce (risparmio energetico, videosorveglianza, comunicazione WiFi, etc). La Commissione Europea, nella sua Agenda Digitale, prevede un'attenzione speciale per il tema della città intelligenti, come presupposto per una crescita dell'economia, della conoscenza, del turismo, della cultura e di un ambiente più vivibile. di Giancarlo Magnaghi

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