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Supersfida tra Camera-Senato Chi paga meno per il pranzo?

Il duello al ribasso tra le mense a prezzi da Caritas. La spunta Palazzo Madama. Così da Montecitorio si lamentano. Per due euro...

Andrea Tempestini
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Altro che il Circolo di San Pietro o la mensa della Caritas. I prezzi stracciati per mandar giù qualche boccone si trovano ad altri indirizzi: a Palazzo Madama e a piazza Montecitorio. Tutti e due rigorosamente al centro di Roma e quindi bisogna arrivare fin qui. Poi, bisogna anche avvertire che introdursi nei suddetti palazzi non è proprio facile, ma neppure impossibile. Basta consocere un senatore o un deputato. Cosa molto più semplice, vista la loro quantità  e anche il numero delle ore che passano fuori dal Parlamento. E poi si può scegliere. Visto che dopo aver divulgato il menu di palazzo Madama ora il web butta in pasto al pubblico - affamato anche di vendetta -  la carta del ristorante di Montecitorio. Anche alla Camera si mangia a «prezzi stracciati». E ovviamente gli euro sborsati dagli onorevoli non bastano a pagare le spese. Qualcuno - dopo quello del Senato - ha trafugato  anche un menu del ristorante dei deputati e lo ha pubblicato tale e quale. A Montecitorio i prezzi sono più alti, è la debole linea di difesa dei diretti interessati. Effettivamente, qualche centesimo, addirittura qualche euro in più viene imposto alle esauste  tasche dei salassati deputati. I quali potrebbero farsi un giro nei supermercati, per non parlare dei bar. Qualche esempio: alla “mensa” di Montecitorio un piatto di pasta varia dai 2 euro, quella con patate e zucchine, ai 5 e 30 del risotto con gamberi e pachino. Quanto costerebbe questo piatto al ristorante? Non meno di 12-15 euro.  E via di questo passo con i secondi che variano dai 4 euro di una leggera insalata di pollo ai 5 e 30 del carrè di agnello al forno. Insomma,  prezzi fuori mercato. Si faccia la prova: un pranzo composto di primo e secondo (lasciamo da parte antipasti e dolci, lussi ormai inconcepibili), in un'osteria periferica a Roma viene a costare non meno di 20-25 euro. Ad essere fortunati. A chi scrive, un piatto di spaghetti con mezza bottiglia di acqua minerale, più un caffé, è costato 21 euro, in un modesto ristorante dalle parti di via Nazionale. Di quel che si mangia al Senato è già noto e stranoto. Per non ripetere, ricorderemo soltanto il dato che per ogni coperto del ristorante si deve raddoppiare la cifra corrisposta dai commensali. L'operazione costa ai contribuenti circa 1.200.000 euro l'anno. Una realtà svelata dal deputato dell'Idv Carlo Monai al settimanale l'Espresso. Il web  ha ripreso  la foto del menu: apriti cielo. Gli indignatos si sono riversati a migliaia sui siti  e blog vari. Commenti a valanga, con toni che attraversano tutta la gamma dei sentimenti possibili: dall'ironia, allo sberleffo, alla furia selvaggia. Prevedibilmente si ripeterà il copione per il menu della Camera, con una nuova svalangata di insulti e appelli all'arrembaggio. Per tentare di arginare l'ondata di ira popolare, sono in vista rincari  al ristorante del Senato. Già  previsti dal bilancio interno, per la verità, è proprio in questi momenti “caldi”  che l'ufficio stampa del Senato si affretta a ricordare che «in sede di approvazione del bilancio interno è stato approvato un ordine del giorno specifico (G100) che intende porre a carico degli utenti del ristorante del Senato il costo effettivo dei pasti consumati».   E si fa anche sapere  che «il presidente del Senato, Renato Schifani, ha già invitato i senatori Questori ad assumere nel più breve tempo possibile tutte le necessarie iniziative e decisioni». In effetti, è meglio fare in fretta. Gli indignatos nostrani potrebbero assediare il Parlamento. Se non altro, per sedersi a tavola. di Caterina Maniaci

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