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Elkann L'assist del rampollo a Luca Cordero Bastonate alla Cgil e sì a patrimoniale di lusso

Al Meeting di Rimini il presidente Fiat sposa il programma Italia Futura. Sulle pensioni è criptico: "Non è problema generazionale"

Costanza Signorelli
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Benedetta gioventù. "Anch'io sono giovane. Credo che i giovani abbiano la capacità di aiutare sé  stessi. Io sono fortemente convinto sulla capacità di questa generazione di giovani…". «Presidente mi scusi ma non ho da darle il resto dei cinquanta euro…", fa timidamente il - giovane - volontario del Meeting, mentre stritolato dal cordone dei bodyguard e addetti stampa e interrompendo l'alato discorso di John Elkann, cerca di vendergli un biglietto della Lotteria del Meeting. Elkann si blocca di scatto, come un fenicottero su uno specchio d'acqua all'imbrunire. Elkann abbronzato, in polo bluette a maniche lunghe si gira e chiede "chi ha da cambiare 50 euro?"  provocando nei suoi un affannoso sventolio di portafogli;  alla fine compra una decina di biglietti e, felice, li distribuisce. Coi soldi degli altri. I cronisti più cattivi evocano nel gesto del Presidente Fiat comparso tra gli stand dei 150 anni della sussidiarietà, una metafora degli ultimi cinquant'anni della storia del Fiat. Ma è una cattiveria, appunto. In realtà John viene intervistato in un affollato tour della kermesse ciellina. E fa in tempo, passeggiando, ad esprimere uno pseudo-manifesto politico  che sembra quasi schierarlo dalla parte del suo padrino Luca di Montezemolo. (Tempismo infelice, visto che persino la Marcegaglia ha detto proprio ieri che "non è il momento di cambiare governo"). John ha il dono della sintesi. John è possibilista riguardo la tassa sul lusso: "La patrimoniale sul lusso è uno degli strumenti possibili, quello che è importante è vedere cosa fanno gli altri paesi europei, quali sono le leve da usare. E questa è una, ce ne sono altre" (quali altre, non lo dice).  È  ottimista sulla Fiat schiaffeggiata dai mercati: "Non sono preoccupato, credo che sia un momento di difficoltà, ma ne abbiamo visti altri. Nel mercato dell'auto e delle borse siamo assistendo a reazioni normali con i momenti di incertezza. Ma passerà. L'importante è guardare avanti e fare quel che si deve fare" (ma non spiega  quel che si deve fare). È scettico, montezemolianamente, sulla credibilità del Paese: "C'è un problema di credibilità, la credibilità si guadagna se uno mantiene gli impegni che prende" (ma non dice chi deve mantenere gli impegni, ma si capisce…). È  rigidello sullo sciopero   proclamato dalla Cgil: "Credo che sia un momento in cui dobbiamo essere tutti uniti per guardare la realtà,    risolvere quello che c'è da risolvere" (ma non è chiarissimo su quel che c'è da risolvere). Risulta criptico, addirittura, sulle pensioni: "Non è un problema generazionale»; e tutti noi a domandarci, allora che razza di problema sia. Se lo domanda  anche il giovane ciellino che a John ha venduto il biglietto della Lotteria, con la speranza neanche troppo segreta che almeno non gli capiti la botta di culo di vincerla. John Elkan è uomo di poche parole, il suo manifesto è scolpito nei sottintesi, negli ammicchi, nei sussurri. I suoi esegeti ne sanno ben interpretati. "Ahò c'è il presidente della Juve, Agnelli!", gridano dalla folla. "Fa molto caldo…", dice John, asciugandosi la fronte. E tutti a pensare che in autunno il settore auto verrà messo a ferro e fuoco. Sono scenari giovani, bisogna saperli vedere… di Francesco Specchia

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