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Giuliano Ferrara stronca il Pd: "Ridotto a una baby gang di pacifisti"

Giuliano Ferrara

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Qui non c'entra il trasformismo, qui siamo alla "insalata russa" che "è cosa diversa" e "l’idea che Vannacci Santoro e Tarquinio siano destinati a votare all’unisono in Europa è leggermente disgustosa", scrive Giuliano Ferrara nel suo editoriale su Il Foglio in cui lancia bordate al Partito democratico. "Poi dice che uno si butta al centro e smette di votare Pd inteso Elena", prosegue.

"Qui siamo alla guerra ibrida di Putin, alla carbonizzazione chimica delle città ucraine, siamo alle guasconate imperialiste alle nostre porte", aggiunge il fondatore de Il Foglio, e in questo scenario, "si potrebbe votare Meloni e Crosetto, specie dopo la standing ovation a Berlinguer, perfino un’esagerazione da escalation, della convention di Pescara. Ma il ripiego centrista, per quanto incerto nei risultati, basta e avanza".

 

 

"Eleggere uno che non sia, come l’AfD tedesca, dalla parte dell’opera di denazificazione di Putin", sottolinea Ferrara, "con la complicità del signor Generale (Vannacci, ndr), del signor Direttore del conformismo vaticano (Tarquinio, ndr), e di quel vecchio attore televisivo, il Calvero di noialtri, che si presenta sotto le insegne della pace (Santoro), bè, è il minimo".

E se la ricetta dell'insalata russa "è una formula imprecisa", conclude Ferrara, "in politica" è "uno sconcio, un’impostura, un tradimento dei presupposti sui quali il Pd nacque e non crebbe mai. Mancano per ora all’appello candidature apertamente antisioniste, ma date tempo al tempo e vedrete che la baby gang dei pacifisti italiani saprà prodursi anche su questo terreno".

 

 

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