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Con i Bot oltre i 4 per cento la manovra è già bruciata. Gli interessi mangiano i tagli

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Interessi sui titoli di Stato ai massimi da tre anni: rischiano di divorarrsi anche il rincaro dell'Iva

Andrea Tempestini
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E due. Ancora deve essera approvata e già, di fatto, non basta più. Pure la manovra bis sui conti pubblici, quella da 54,2 miliardi di euro varata prima di Ferragosto e ora all'esame della Camera, è stata sostanzialmente bruciata. Colpa dei mercati finanziari sempre più in bilico e del calo vertiginoso della fiducia degli investitori. Dopo settimane di passione, ieri  l'ennesimo attacco speculativo al nostro debito pubblico: mentre le borse di tutta Europa (e non solo) andavano a picco, il differenziale, cioè lo spread, tra i btp del nostro Paese e i bund tedeschi ha toccato l'ennesimo record.  Ieri il  Tesoro italiano ha pagato un premio di rendimento di quasi 4 punti percentuali in più rispetto a Berlino: al 4,153% dal 2,959% dell'asta di fine agosto. Sul mercato sono finiti tutti gli 11,5 miliardi di euro di Bot in agenda, ma coi rendimenti schizzati ai massimi una buona fetta dei 54,2 miliardi della manovra bis corre il rischio di andare a farsi benedire. Non a caso già si parla di terza finanziaria. Mentre il ministro Tremonti, come rivela il Financial Times, corre ai ripari incontrando i vertici di uno dei principali fondi sovrani cinesi nella speranza che Pechino aiuti l'Italia a uscire dalla crisi effettuando acquisti di bond e investimenti in Enel ed Eni.  Traballa un po' tutto. Le previsioni sono vecchie (e inutili) già prima di essere diffuse. I mercati finanziari sembrano soffrire costantemente  gli accresciuti timori di un default (fallimento) della Grecia. Le voci si rincorrono nonostante Bruxelles si affretti a smentire. La preoccupazione è comprensibile: la procedura non è mai stata affrontata da un membro dell'Eurozona,  o anche solo da una nazione parte di una unione monetaria come quella dei 17 Stati europei. La cura, insomma, non è a portata di mano. Così, ieri, i listini del Vecchio Continente  hanno chiuso in forte calo (bruciati 138 mld in Europa, 11,7 a Milano).  Le vendite, nel dettaglio, hanno interessato soprattutto il comparto creditizio e a registrare le perdite maggiori è stata Parigi (-4,03%), sulla scia dei rumor di un downgrade (abbassamento del giudizio) da parte di Moody's delle banche francesi, fortemente esposte al debito di Atene.  Pesanti anche Piazza Affari, con l'Ftse Mib in ribasso del 3,89%. Limitano i danni Francoforte, con il Dax giù del 2,27% e Londra, dove l'Ftse 100 ha lasciato sul terreno l'1,63%. A Milano, in particolare, sono crollate le banche e le assicurazioni: i ko più sonori per Unicredit e FonSai. Poi c'è il capitolo euro: la moneta unica ieri è risultata assai debole ed è scesa ai minimi da 10 anni sullo yen e ai minimi da febbraio sul dollaro. Un quadro pieno di ombre. Nel quale il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, cerca la svolta. Nel consueto pranzo del lunedì  coi banchieri, l'inquilino di vai Venti Settembre ha messo sul tavolo il famoso tagliando per il dopo-manovra. Al centro del confronto milanese, tra altro, la scarsa liquidità nel mercato interbancario, che potrebbe tornare a essere uno degli incubi generati dalla crisi, e la  crescita dell'economia. Che finora non si è materializzata. La produzione industriale italiana  continua a deludere, a luglio ha fatto peggio di quanto previsto, con un calo dello 0,7%: terzo ribasso consecutivo. E comincia ad arrancare anche rispetto allo scorso anno, intaccando il terreno recuperato dopo la recessione. Calo anche su base annua (-1.6%):  non accadeva dalla fine del 2009. Due anni buttati.     di Francesco De Dominicis

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