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Camera, altri due vicesegretari E spende ancora 250mila euro

Tre non bastavano, ora diventano cinque. Mentre la crisi impazza e le aziende chiudono la politica non taglia ma spreca

Costanza Signorelli
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Mentre la crisi economica impazza e molte aziende si vedono costrette a ridurre il personale, la Camera dei deputati si appresta a nominare due nuovi vicesegretari generali. Che all'anno percepiscono all'incirca 250 mila euro lordi, più o meno 13.500 euro netti al mese. I vicesegretari solitamente sono cinque, ma due sono stati recentemente nominati al Consiglio di Stato: si tratta di Alessandro Palanza, che già dallo scorso maggio ha lasciato Montecitorio, e Claudio Boccia, che attualmente svolge le funzioni di vicario del segretario generale, Ugo Zampetti. Il quale, visto che i suoi vice sono rimasti in tre (Guido Letta, Francesco Posteraro e Aurelio Speziale), a breve procederà alla nomina di altri due. Pescando, però, sempre all'interno di Montecitorio, tra i capi dei servizi. Tutto perfettamente regolare e legittimo, anche se, forse, in un momento difficile come questo, i vicesegretari sarebbero potuti restare in tre. Visto che si parla sempre di tagli alla casta, il bilancio di Montecitorio si sarebbe risparmiato mezzo milione di euro di stipendi annui. Anche se, se verranno promossi due capi servizio, si tratterebbe di persone che sono già dipendenti della Camera e che percepirebbero solo 500 euro in più al mese. I vicesegretari generali «svolgono funzioni di coordinamento riferite a settori organici di attività dell'Amministrazione, in virtù di deleghe conferite dal segretario generale», recita il regolamento della Camera. La loro funzione, insieme a quella del segretario generale, è molto delicata perché da una parte aiutano la presidenza nel lavoro d'Aula, dall'altra, insieme ai tre deputati questori, si occupano della gestione amministrativa del Palazzo. Un compito importante che va svolto in rapporto di estrema fiducia con il presidente della Camera. E l'attuale segretario Zampetti deve essere molto capace, visto che, nominato da Luciano Violante, dura dal 1999. Prima il mandato durava sette anni, ma sotto la presidenza Casini si è deciso di eliminare il vincolo di mandato temporale: in pratica il segretario generale dura finché esiste il rapporto di fiducia con la presidenza. E Zampetti sullo scranno più alto di Montecitorio dopo Violante ha visto passare Casini, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini. Qualche tempo fa la deputata radicale Rita Bernardini ha proposto di la reintroduzione del vincolo di mandato, ma il suo ordine del giorno è stato respinto dall'Aula. Un uomo molto potente, dunque, visto che tra le sue funzioni ci sono quelle di quella di mantenere i rapporti con la presidenza della Repubblica, i ministri e anche i principali organi istituzionali. E anche ben retribuito: il segretario generale percepisce 483 mila euro lordi annui (due mila in meno di quello del Senato, che arriva a 485). Oggi intanto l'ufficio di presidenza di Montecitorio deciderà sull'applicazione ai deputati del contributo di solidarietà: il 10 per cento per i redditi sopra i 90 mila euro e il 20 sopra i 150 mila. Una decisione in tal senso serve per evitare alla Camera il "vulnus" di vedersi imposto il taglio da un decreto del governo, il che, si sottolinea a Montecitorio, violerebbe il principio di autonomia del Parlamento. Così è la Camera stessa a procedere a una riduzione dell'indennità dei parlamentari su percentuali in linea con quelle della manovra. di Gianluca Roselli

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