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La Grecia sull'orlo del baratro Tagli selvaggi per salvarsi

Atene s'accorda con la "troika" europea: pensioni ridotte, licenziameni nel pubblico e abolizione dei sussidi in cambio di soldi

Giulio Bucchi
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Accordo di massima tra Atene e la comunità internazionale per il salvataggio della Grecia. Durante la teleconferenza di martedì sera tra il ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos e i rappresentanti della "troika" europea Paul Thomsen (Fondo Monetario Internazionale), Matthias Mors (Commissione Europea) e Claous Mazuch (Ue): i fondi per Atene arriveranno, in cambio di sostanziosi tagli. "Misure choc"che dovranno riguardare per un terzo le entrate e per due terzi i tagli delle spese: dall'abbassamento del tetto minimo dell'imponibile (da 8.000 a 4.000 euro) alla riduzione di stipendi e pensioni, dal licenziamenti di massa nel settore pubblico all'abolizione dei sussidi e degli incentivi. Nel pomeriggio il premier socialista Giorgio Papandreou esaminerà le opzioni sul tavolo ma le misure definitive verranno adottate alla fine dei controlli dei dati economici. Intanto il ministro delle Finanze, riferendosi alle voci circa un eventuale referendum sulla permanenza o meno del Paese nell'eurozona, ha detto che "la partecipazione della Grecia nell'eurozona costituisce un'irrinunciabile e fondamentale scelta nazionale che il popolo greco protegge con i propri sacrifici perchè sa quanto è preziosa". Quindi niente ritorno alla dracma, almeno per ora.

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