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E nella sentenza Mondadori quanti omissis

Esposto Fininvest contro il verdetto che l'ha condannata a pagare 564 miliioni a De Benedetti . La tesi: i giudici hanno ribaltato il senso di un precedente

Lucia Esposito
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L'Italia lo scorso anno ha attratto solo il 4,2% degli investimenti stranieri nell'Unione Europea. E secondo la Banca Mondiale siamo al posto  numero 156 su 181 in quanto a tempi e costi di un giudizio civile. Dunque gli stranieri esitano a scommettere sull'Italia. E domani forse qualche investitore estero potrebbe vedere un motivo in  più per astenersi dal farlo.  L'ultima puntata della telenovela del lodo Mondadori, che pigli una strada pro Berlusconi o a favore di De Benedetti, difficilmente darà un messaggio di fiducia alle aziende. Perché senza certezza di diritto non c'è fiducia e senza fiducia chi ha soldi si tiene lontano dall'Italia. Ieri Marina Berlusconi ha preso carta e penna e ha mandato al Ministro della Giustizia e al procuratore generale della Corte di Cassazione un esposto contro la sentenza d'appello che ha condannato Fininvest a versare 564 milioni di euro alla Cir come risarcimento per i danni causati all'editore di «Repubblica» dalla corruzione giudiziaria che nel 1991 inquinò la fine del braccio di ferro tra Berlusconi e De Benedetti per il controllo della prima casa editrice italiana, la Mondadori. Risarcimento Chiesti 750 milioni, i giudici milanesi lo scorso nove luglio decisero che ne bastavano 564, ma da versare subito perché - come dimostrava una precedente sentenza della Cassazione (processo Imi-Sir)- se il giudice è corrotto, l'intero collegio ne è inficiato. Ergo, sentenza corrotta e come tale va ribaltata. Peccato che, secondo Marina, la sentenza usata a metro di paragone direbbe l'esatto opposto. Cioè che, essendo un giudice corrotto, la sentenza va rispedita ad altri giudici a seguito di una revocazione. Posizioni opposte cui si arriverebbe, secondo l'esposto, con un semplice taglia e cuci. Ma sostanziale. Se è vera l'accusa di Marina, con l'uso sapiente degli omissis i giudici avrebbero ribaltato il senso della sentenza Imi-Sir. Da che mondo è mondo, i giudici citano altre sentenze e per opportunità di tempi e spazi inseriscono degli omissis. Nella sentenza del nove luglio di omissis c'è ne è più di uno. Tant'è che la frase «previa revocazione» sembra non apparire mai. E qui sta  il busillis. Hanno ragione i giudici o Marina? C'è una bella differenza.  Nel primo caso, come hanno sentenziato, si stacca subito l'assegno. Nel secondo si riparte  con un riesame di merito e in un certo senso si torna al 1991. Quando il giudice Vittorio Metta ricevette 400 milioni di lire per annullare il Lodo Mondadori originariamente a favore dell'Ingegnere. Significherebbe tornare indietro di venti anni. Non è certo ciò che si può definire giustizia celere. Ecco perchè comunque vada a finire da oggi c'è un po' di fiducia in meno verso la giustizia civile. Dubbi Ovviamente la controparte, De Benedetti, non la pensa così.  a poche ore dalla notizia dell'esposto la Cir attacca e definisce quello della Fininvest addirittura un «attacco intimidatorio» verso i giudici. E non uno dei tanti passaggi della lunga giustizia italiana. Secondo Cir insomma la mossa salterebbe «la normale e corretta fisiologia processuale» ed è «una lettura fuorviante e lacunosa» che a sua volta si basa su una serie di omissis. Nasconde, in parole povere, come la sentenza del 2007 richiamasse la precedente sentenza del 2006, in cui si affrontava già la questione della  revocazione della sentenza Metta. «La sentenza del 2006 diceva in pratica che non era necessario», afferma ora la holding di De Benedetti. In serata la Fininvest ha replicato duramente alla Cir affermando che nel comunicato stampa «si cerca di confondere piani diversi». La holding di via Paleocapa aggiunge quindi che «l'erroneità della sentenza d'appello verrà fatta valere con apposito ricorso per Cassazione» e sottolinea come l'esposto  «riporti unicamente fatti oggettivi» che «non sono in grado di intimidire nessuno». Dopo i botta e risposta restano dunque più dubbi che certezze. È vero che esiste un'enciclopedia intere di precedenti sentenze che andrebbero prese in considerazione, ma è altrettanto vero che sono i giudici di Milano a prendere in considerazione la sentenza Imi-Sir e non altre come metro di paragone. Gli omissis ci sono e questo è un fatto. Dunque, ora qualcuno dovrà dire chi ha ragione. Sarà la Cassazione o un arbitro che intervenga prima e blocchi il maxi risarcimento? Quello che è certo è che la partita si ritrova con i tempi supplementari quando i giocatori già si stavano per sfilare le scarpe. Ecco perchè comunque vada a finire la statistica delle sentenze civili non ci guadagna in immagine. di Claudio Antonelli

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