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Il Cairo, è strage di cristiani L'Egitto brucia: 36 morti

I musulmani attaccano un corteo di copti con bastoni e pietre, L'esercito interviene. Il premier: "Non cedete alla sedizione"

Giulio Bucchi
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Il Cairo brucia ancora. Dopo la primavera araba e la caduta di Mubarak, riesplodono le tensioni religiose tra copti e musulmani: scontri violentissimi con le forze armate che hanno causato 36 morti e 200 feriti. La guerriglia urbana è ancora in corso, tanto che le autorità egiziane hanno decretato il coprifuoco fino alle 7 di martedì mattina. Alle 14 i funerali delle vittime nella cattedrale di Hamra. Guerriglia - L'epicentro delle violenze è la sede della tv di Stato, ma anche il quartiere vicino di Shubra è interessato alla rivolta. Tutto nasce dalla manifestazione di protesta indetta dai cristiano copti in piazza Abdel Moein Ryad, all'ingresso di piazza Tahrir, contro la distruzione di una chiesa ad Assuan. Circa tremila persone si sono riunite per scandire slogan sull'unità tra i fedeli copti e musulmani. Il motto era "Una sola mano", richiamando la rivoluzione del 25 gennaio scorso. Il sogno però si scontra con la realtà, perché negli stessi minuti fedeli delle due religioni si scontrano a colpi di bastone e pietre. Secondo testimoni, i copti in corteo sarebbero stati attaccati forse anche con armi da fuoco da teppisti e uomini che vengono indicati come baltagey, cioè teppaglia al soldo dei controrivoluzionari. Rischio sedizione - La reazione dei copti è stata immediata, ma a quel punto i poliziotti militari li avrebbero circondati sparando colpi in aria e lacrimogeni per disperderli. Il primo ministro egiziano Essan Sharaf ha ammonito oggi cristiani e musulmani del suo paese a non cedere "agli appelli alla sedizione". "Mi rivolgo a tutti i figli della patria - ha detto Sharaf -. Quello è un fuoco che brucia tutto e non fa differenze tra noi".

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