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La Lega Nord torna alle origini Riapre il parlamento padano

Bossi non va alle consultazioni e conferma la sfiducia a Monti. Il Carroccio ripropone l'aula verde: come quando ruppe col Cav

Andrea Tempestini
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La Lega Nord tira dritto e conferma: nessun appoggio al governo di Mario Monti. La segreteria politica del Carroccio, che si è riunita nella sede milanese di via Bellerio e presieduta da Umberto Bossi, ha "ratificato la linea politica già espressa dal segretario federale al presidente della Repubblica e al presidente incaricato, il professor Mario Monti", spiegava un comunicato. E la linea già espressa è quella di opposizione all'esecutivo tecnico. La nota diffusa da via Berllerio conteneva però un altra significativa comunicatzione: è stato deliberata "la riapertura del Parlamento della Padania, che tornerà a riunirsi il prossimo 4 dicembre". Una mossa dettata anche dalla rabbia della base leghista, infuriata per i provvedimenti lacrime e sangue che il governo tecnico promette. Una mossa che evoca la rottura con Silvio Berlusconi: la prima edizione dell'aula verde risale al 1997. La rabbia della base - La Lega ha poi disertato le consultazioni avviate lunedì mattina da Monti. Bossi ha poi comunicato di aver sentito telefonicamente il presidente del Consiglio incaricato per confermargli che avrebbe votato la sfiducia al suo governo. Al posto della delegazione del Carroccio, Monti ha così ricevuto i radicali: il vicepresidente del Senato, Emma Bonino, e i deputati Rita Bernardini e Maurizio Turco. La Lega si raccoglie attorno alla sua base, che esprime tutto il dissenso su Radio Padania, emittente che ha organizzato sedice ore di diretta no stop all'indomani dell'incarico al professor Monti. Secondo i militanti, il professore è "troppo vicino ai poteri forti", mentre la caduta di Berlusconi è "un golpe: da tre mesi stanno organizzando tutto - spiegava un radioascoltatore - e sono contento che la Lega non rientri in un governo di golpisti". "Opposizione responsabile" - Il partito, da par suo, per ora non alza i toni e promette "un'opposizione sera e responsabile", mentre i militanti chiedono chiaro e tondo che si scenda in piazza per protestare contro il governo tecnico. Per ora Bossi ha dato ascolto alla base riaprendo il parlamento padano: la sede sarà una città capoluogo, dopo che la precedente edizione dell'aula verde, che risale al 1997, si insediò a Chignolo Po, una cittadella in provincia di Padova. La Lega, all'epoca, era all'opposizione del governo prodi e aveva rotto l'asse con Silvio Berlusconi. Nel corso dei suoi lavori, il parlamento padano elesse diverse liste. Furono invitate numerose delegazioni estere come i separatisti fiamminghi, il partito liberale russo, i catalani e gli irlandesi. La prima versione del parlamento padano durò fino al 1999, quando Bossi e Berlusconi si riallinearono. Ministeri a Monza - Torna il Parlamento padano, ma i ministeri a Monza? Che ne sarà di loro? Lo ha chiarito con i consueti toni molto decisi Roberto Calderoli nella nota in cui evoca un'altra frase chiave della storia leghista, l'autodeterminazione, mentre afferma che "il destino delle sedi dei ministeri a Monza a questo punto dipende dalle determinazioni che a riguardo assumerà il nuovo governo". "Ai ciarlatani che continuano a urlare alla Luna - ha proseguito l'ex  ministro per la Semplificazione Normativa - però vorrei ricordare che questi sono gli unici ministeri a non essere costati neppure un euro ai contribuenti. Il mio auspicio, ovviamente, è che questo minimo segnale di attenzione verso il Nord ora non venga vanificato. Perchè diversamente - ha concluso - sarà autodeterminazione...".

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