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Blatter e la gaffe sul razzismo: Non mi dimetto, perché dovrei?

Il presidente Fifa aveva detto: "Offese? Basta una stretta di mano". Beckham lo attacca, lui replica: "Mi scuso, ma non lascio"

Giulio Bucchi
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Ci vuole ben altro che uno scivolone sulla buccia di banana del razzismo per far dimettere Joseph Blatter. Il presidente della Fifa rimane attaccatissimo alla sua poltrona nonostante la frase infelice pronunciata qualche giorno fa: "Non c'è razzismo, forse qualche parola o gesto non corretti. Ma in questi casi basterebbe dire che questo è solo un gioco e stringersi le mani". Il 75enne dirigente svizzero, pressato dalle richieste sdegnate di mezzo mondo, ha fatto parziale retromarcia: "Mi scuso se ho offeso qualcuno. Non mi dimetto. Perché dovrei? Farsi da parte sarebbe sbagliato. E non sarebbe compatibile con il mio spirito battagliero, con il mio carattere, con la mia energia". Insomma, non una gaffe ma un semplice fraintendimento. "Penso che le parole di Blatter siano state terribili", lo ha attaccato David Beckham, 35enne star del calcio mondiale oggi ai Los Angeles Galaxy ma con un passato glorioso tra Manchester United, Real Madrid e Milan. "Non credo che commenti del genere facciano bene al calcio. Il razzismo non può essere spazzato sotto il tappeto e non può essere risolto solo con una stretta di mano", ha dichiarato l'ex capitano dell'Inghilterra. Insieme allo Spice Boy s'era unito al coro anche il direttore esecutivo della Football Association inglese, Gordon Taylor.

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