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Dopo una settimana di tecnici: vola Pdl, in picchiata Sel e Idv

I primi effetti del governo Monti: bene chi appoggia l'esecutivo. Gli azzurri stritolano Vendola e Tonino

Costanza Signorelli
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Primi effetti del governo Monti sui partiti italiani. Secondo il sondaggio di Masia commissionato per il Tg La7, vanno bene quelli che appoggiano l'esecutivo, come Pdl e Pd, male i contrari come Idv e Sel. Calano indecisi e astenuti. In particolare, il Pd è passato dal 26,8% al 27,5 in poco più di una settimana. Il Pdl riprende lo 0,4% e va al 25,6%. Anche la Lega riprende qualcosa e si attesta all'8,8%. L'Udc, nello stesso periodo, registra un +0,1% (è al 7,4). Idv invece è scesa dal 6,6 al 6,4%. Male Sel di Vendola: dall'8% al 7,1%. Per la sondaggista del Cav, Alessandra Ghisleri, il Pdl sarebbe già al 28% e la Lega all'8,8%. Dunque il Pd sta festeggiando? Non proprio, visto che non trova  una linea comune sulla patrimoniale. «Chi ha di più deve dare più», dice il segretario Pier Luigi Bersani. «Non solo per una questione di equità, ma perché altrimenti il Paese non ce la fa». No a «pregiudizi, blocchi e condizioni». Non si sa bene però se Bersani parli più al suo partito, percorso da innumerevoli divisioni, o faccia come la pasionaria Rosy Bindi il controcanto alle parole dell'ex premier, Silvio Berlusconi. Bindi, ieri è partita in quarta all'attacco del Cavaliere: «Il sì condizionato a Monti è quasi più pericoloso di un no», ha risposto intervistata dall'Unità. E in quanto agli interventi sul mercato del lavoro, Bindi è decisa a scaricare le proposte dell'ex ministro Sacconi («adesso abbiamo un altro governo e un altro ministro del Welfare»), senza sapere che, forse tra il vecchio e il nuovo ministro, Elsa Fornero, una certa continuità nelle politiche del lavoro c'è. Ma al Pd interessa porsi come il leader di quel centrosinistra che appoggia l'esecutivo Monti senza se e senza ma. I distinguo, perfino all'interno, non sono ammessi. Anche Piero Fassino invita a non litigare se sia meglio introdurre come misura prima l'Ici o la patrimoniale. Ieri si è rifatto vivo perfino Romano Prodi a dire che «con Berlusconi l'Italia ha perso credibilità, ma ce la faremo a uscire dalla crisi. Gli eurobond metterebbero a posto la politica europea». Ma proprio mentre Monti si appresta a partire per Bruxelles, dal responsabile Economia  del Pd, Stefano Fassina, arriva l'attacco a Olli Rehn, commissario economico europeo. Fassina parla di ricetta fallita, critica la Merkel e sostiene che nuovi tagli al lavoro mettono a rischio l'euro. Bersani glissa: da noi si discute, ma alla fine ci accordiamo.

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