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Omicidio Roma, tutti i dubbi: Zhou gestiva i soldi dei cinesi

Rapina a Tor Pignattara, nel borsello 16mila euro. Perché la moglie negava? L'uomo faceva il money transfer per i connazionali

Giulio Bucchi
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Il giallo di quei 16mila euro in contanti nel borsello ritrovato dagli inquirenti. Di chi sono, perché ce li avevano Zhou e Lia, la coppia di cinesi al centro del terribile agguato in via Giovannoli a Tor Pignattara e perché la moglie abbia detto che quel borsello era vuoto. L'uomo è stato ucciso senza pietà insieme alla figlioletta Joy di 9 mesi da killer ancora sconosciuti. Impossibile che abbia resistito ai delinquenti per una borsa vuota. Ecco perché i sospetti aumentano. Zhou e Lia lavoravano nel padre di lei e, come spesso accade nelle comunità cinesi, non tutto avveniva alla luce del sole. Per esempio, la coppia raccoglieva settimanalmente le rimesse che i connazionali del quartiere volevano spedire in patria. Ecco il perché, ammesso dalla stessa Lia, di quei soldi in contanti nel borsello oltre ai 3.000 che Zhou aveva in tasca. Si tratta di capire ora perché i due rapinatori-killer, anche se semplici balordi, abbiano lasciato il borsello, che conteneva il grosso del bottino, nonostante fosse evidentemente quello il loro obiettivo principale visto che hanno aggredito per prima la moglie che lo portava in borsa. Probabilmente sapevano dell'attività parallela di Zhou, quello di money transfer abusivo. Ultimo dubbio: i killer sono italiani o cinesi, magari di seconda generazione? Lia parla a fatica l'italiano e soprattutto è ancora sotto choc. Ecco perché gli inquirenti brancolano ancora nel buio. Le inquietudini del ministro - Accanto alle indagini, proseguono le attività delle istituzioni per garantire maggiore sicurezza alla Capitale. "Per i tanti segnali di forte inquietudine che mi arrivano posso dire che non mi aspetto un anno tranquillo", ammette a Repubblica il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri. Le fonti di preoccupazioni sono molteplici, dai pacchi bomba a Equitalia alle per Finmeccanica e Tav fino appunto agli episodi di criminalità di Roma. "Purtroppo c'è un uso troppo facile delle armi - aggiunge il ministro - ci sono armi ovunque. Dal ministro fino all'ultimo agente siamo impegnati e faremo di tutto per prendere quegli assassini". "Niente xenofobia" - Mentre l'ex sindaco Francesco Rutelli chiede per Roma "la collaborazione dell'Antimafia", l'attuale primo cittadino Gianni Alemanno confida nella "terapia d'urto per le zone a rischio" promessa dalla Cancellieri. "Dobbiamo fare un'azione preventiva. Non basta trovare gli assassini dopo che sono avvenuti i delitti, bisogna trovare le armi nei quartieri a rischio, fare emergere lo spaccio della droga, colpire tutte le bande territoriali che hanno alzato la cresta in questi ultimi mesi e far capire che non c'è spazio a Roma per nessuna forma di criminalità sia quella organizzata territoriale che quella di stampo mafioso". Sull'omicidio di Zhou e Joy, Alemanno tende ad escludere elementi di xenofobia: "Ci può essere una pista di racket, di criminalità organizzata, o di balordi che hanno agito sotto l'effetto di droghe".

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