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Lucarelli stronca la Ventura: che pena Simo a Hollywood

SuperSimo ha raccontato la notte degli Oscar su Sky: ma i sui reportage sembravano usciti da un cinepanettone

Andrea Tempestini
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Se c'è ancora qualcuno che si interroga sul perché il cinema italiano, varcati i confini nazionali, sia ormai competitivo quanto Renata Polverini al concorso “Regina del bon ton”, troverà la risposta definitiva nel palinsesto televisivo di domenica sera. Ci sono più verità rivelate lì, che in un'enciclica papale. Mentre su Sky Uno andava in onda la diretta da Hollywood della cerimonia degli Oscar condotta da Simona Ventura, su Canale 5 trasmettevano una pietra miliare della cinematografia nostrana del regista d'essai Massimo Boldi, ovvero la pellicola La fidanzata di papà, la cui protagonista era proprio colei che dal red carpet doveva essere l'italico nostromo nel mare di nomination e statuine: Simona Ventura. Ora, io non so se quelli di Mediaset siano dei geni del male, ma mai controprogrammazione di un canale fu più tragicamente esplicativa della mirabolante considerazione di cui gode la settima arte nel nostro Paese. E già questo basterebbe a capire perché mentre noi ci mettiamo in coda per applaudire Alessandro Siani, l'Iran s'è portato a casa una statuina. O perché nella dedica all'Italia di quella Francesca Lo Schiavo che la statuina l'ha impugnata tra le mani, ci fosse un retrogusto malinconico, come se da lì  il nostro Paese sembrasse una cartolina sbiadita degli anni ‘30. Ma sulla Simona Ventura versione cinefila, si potrebbe anche soprassedere. Voglio dire, supportata dagli autori giusti, arginata nella sua tendenza a buttare tutto in caciara e con qualcuno accanto che le spiegasse che Fight club non è un discopub di Los Angeles, la conduttrice avrebbe avuto non so se credibilità ma sicuramente carisma da vendere. E invece hanno fatto proprio quello che non dovevano fare.  Hanno battezzato la striscia su Sky Simona goes to Hollywood perché a Hollywood non hanno mandato la Ventura, la star della tv, ma Simona, ovvero l'improbabile insegnante di scienze motorie di Chivasso, che dopo aver trascorso una grigia esistenza tra palestra e sala Bingo, vince un viaggio a Hollywood col gratta e vinci del benzinaio. E le strisce giornaliere su Sky, non erano neppure il peggio, perché la Ventura ha infarcito di imperdibili video da Los Angeles anche la sua web tv. È lì che ha dato il meglio. Il taglio è più o meno quello “Serena Garitta inviata per Pomeriggio 5”, e cioè la Cenerentola con quello stupore provincialotto che sbarca a Hollywood e fa la via crucis di tutti gli stereotipi e le pacchianate da viaggio di nozze. Come quelli che arrivano a Roma e fanno il tour Stadio Olimpico/bocca della verità/Luneur/Rugantino e cena a La Parolaccia o vanno a Napoli a vedere la casa di Maradona, comprano due bufale, un corno antisfiga e risalgono sull'aereo. Su simonaventura.tv è un florilegio di video indimenticabili. Un reportage i cui diritti sembra siano contesi aspramente da National Geographic e Tele Ciociaria: Simona che posseduta dal demone dell'originalità si fa portare sulla collina, sotto la scritta “Hollywood” e esclama radiosa: «Questa è la scritta che comprova che siamo nella mecca del cinema!». Ma va? Pensavamo t'avessero mandato a seguire gli Oscar da la Mecca in Arabia Saudita. Simona che dalla Walk of fame calpesta la stella e la dignità di Marilyn Monroe invitando due improbabili sosia di Michael Jackson e di Willy Wonka a salutare i suoi followers. Roba che manco gli inviati da Sanremo coi sosia di Malgioglio o Elisabeth Taylor, toccano picchi così trash. Simona che ci presenta la sua amica Gisella senza specificare ruolo, funzione, missione nella vita di ‘sta Gisella, manco fosse un vezzo tutto hollywoodiano avere un'amica che si chiama Gisella, come la casa a Beverly Hills o un cugino in Scientology. Simona che fa shopping e si finge ammaliata dai negozietti vintage a Melrose dove tocca le camicette a 29 dollari con lo stesso entusiasmo con cui maneggerebbe una provetta contenente il batterio della sifilide. Simona che arriva sulla spiaggia di Malibù esclamando «E ora vi mostro come passano il fine settimana gli americani!» (tutti, poi)  e dopo essersi fatta una frittura di paranza, trova il guscio di una cozza sulla battigia e lo mostra in camera manco fosse la perla di Labuan. Che tu dici: il fine settimana così si passa pure a Fregene e senza manco il jet lag. E poi i suoi proclami: «Renderò pop la notte degli Oscar!» (ma anche no, mica è X Factor), «Mi hanno detto che devo andare al bar durante l'intervallo, è lì che si incontrano gli attori!» (certo, perché allora non bere tre litri d'acqua prima della diretta. Anche la toilette, pullula di attori nell'intervallo). «Mi hanno invitata a ben due party dopo la cerimonia!» (e un bel gesso finto al polpaccio per fartelo autografare dalle star no? Un po' di dignità, santa miseria).  Insomma. Più che la notte degli Oscar, un cinepanettone. Spiace solo che nel pluripremiato The Artist, Simona Ventura non avesse neppure una piccola parte. Sarebbe stata un'autentica eroina del muto. La rapidità con cui passa lei dal sorriso a trentadue denti all'aria truce non ce l'hanno manco i neutrini del Cern. di Selvaggia Lucarelli

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