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Urru, giallo sulla liberazione Boniver: Siamo fiduciosi

Ore di angoscia in casa della cooperante rapita in Algeria. La Farnesina smentisce il rilascio, ma assicura un "lavoro accurato"

Nicoletta Orlandi Posti
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Ore di angoscia in casa Urru, in via Brigata Sassari a Samugheo (Oristano), dove i genitori e i fratelli di Rossella, la cooperante rapita in Algeria il 22 ottobre   scorso, attendono notizie sulla liberazione della ragazza. Dalla Farnesina nessuna conferma e l'accavallarsi di notizie sta  mettendo a dura prova la resistenza dei genitori della cooperante, come ha detto ieri il parroco don Alessandro Floris uscendo da casa degli Urru. Per tutta la notte la famiglia ha atteso la telefonata dall'Unità di crisi della Farnesina, che però non è ancora arrivata in via Brigata Sassari.  "Bisogna essere fiduciosi", ma "le fughe di notizie non servono a nulla": così Margherita Boniver sulla sorte di Rossella Urru, la cooperante sarda sequestrata tra il 22 e il 23 ottobre scorso nel sud dell'Algeria. "La Farnesina non conferma la liberazione ed è la Farnesina che annuncia eventuali sviluppi positivi", osserva,"ma la tempesta di informazioni e boatos serve solo ad angosciare i genitori della giovane. Meglio il silenzio stampa: per la liberazione -sottolinea- è la dimensione ideale".   Comunque per la Boniver, appena rientrata da una missione in Mauritania, "bisogna essere fiduciosi: il lavoro molto accurato, professionale e importante fatto dai governi italiani nel corso degli anni per riportare a casa gli ostaggi ha sempre dato risultati positivi". L'inviato della Farnesina sottolinea che è in corso "una piena collaborazione" con le autorità spagnole, "come avviene sempre nei casi di ostaggi di più nazionalità". Il ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel Garcia-Margallo, è appena volato nella capitale malinese, Bamako, per parlare dei cooperanti occidentali sequestrati lo scorso ottobre in un campo di rifugiati Sarawi: oltre alla Urru, anche gli spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez. I tre sono stati rapiti da scissionisti di al Qaeda nel Maghreb Islamico. A complicare la situazione, la rivolta armata tuareg scoppiata nel mese di gennaio nel nord del Mali, al confine con l'Algeria; anche nelle ultime ore sono stati registrati scontri tra le truppe di Bamako e ribelli tuareg. "La destabilizzazione nel nord è in atto da diversi mesi e ha innescato flussi di rifugiati in tutti i Paesi limitrofi: in Mauritania, i rifugiati arrivano al ritmo di 1.000 al giorno e sono già 32mila . Il governo centrale di Bamako fa fatica a marcare la sua influenza nell'area, dove si sono innescate dinamiche molto destabilizzanti. La ribellione tuareg, a cui danno man forte i mercenari armati con armi pesanti che erano al servizio di Muammar Gheddafi, ha ulteriormente inasprito una situazione già molto precaria".

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