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Dell'Utri "perseguitato": verdetto-mazzata sui pm

La Cassazione annulla la condanna a 7 anni per associazione mafiosa contro il senatore Pdl. L'Appello da rifare: prescrizione nel 2014

Giulio Bucchi
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Il processo contro Marcello Dell'Utri è da rifare. La quinta sezione penale della Cassazione ha disposto l'annullamento della sentenza con cui in Appello i giudici palermitani avevano condannato a 7 anni il senatore del Pdl e braccio destro di Silvio Berlusconi di concorso esterno in associazione mafiosa. Accolto dunque il ricorso della difesa e del procuratore generale Francesco Iacoviello, che aveva parlato in mattinata di "gravi lacune giuridiche" nella sentenza. Così è stato: le prove non erano sufficienti alla condanna. Dell'Utri soddisfatto - "Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell'Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio", aveva aggiunto Iacoviello nella sua requisitoria. "L'accusa non viene descritta, il dolo non è provato, precedenti giurisprudenziali non ce ne sono. La Cassazione ha di conseguenza dichiarato inammissibile, invece, il ricorso della procura generale di Palermo, che chiedeva per Dell'Utri una pena più severa dei 7 anni in Appello.  "Accolgo con sollievo questa sentenza - ha commentato a caldo con i suoi legali Dell'Utri -, finalmente ho trovato una magistratura che mi ha giudicato in modo sereno". Ora il processo d'Appello si dovra ricominciare da capo, con il fortissimo rischio di prescrizione, che per il reato di cui è accusato il senatore azzurro arriverebbe non il 30 giugno 2014. "Ma essere prescritti non è il nostro obiettivo", spiegano i legali. Il segretario Pdl Angelino Alfano, siciliano come Dell'Utri, gli ha detto: "Tieni duro e fatti valere". E Silvio Berlusconi ha commentato: "Sono soddisfatto, mai avuto dubbi su di lui".

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