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Paragone: perché la Lega farà bene ad andare da sola

Alle amministrative lontano dal Pdl: così il Carroccio può intercettare gli imprenditori delusi e diventare il primo partito al Nord

Nicoletta Orlandi Posti
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Ha ragione Bossi ad andare da solo, sì o no? La domanda appassiona parecchio il centrodestra ed evidenzia due aspetti: il primo, che la Lega è ancora una forza importante e diciamo strategica in termini di alleanza; secondo, che il centrodestra – specie al Nord – teme una grande imbarcata senza i tradizionali… soci. Proviamo a fare alcune considerazioni in ordine sparso. È vero che anche il Carroccio, al pari del Pdl, corre il rischio di vedersi sfilare non poche giunte a favore del centrosinistra o magari addirittura del centrodestra. Così come può accadere (per esempio a Verona) che le insegne verdi entrino da sole nelle stanze dei bottoni. Diciamo che mai come in questo momento il Senatur fa bene a non mollare il punto perché con una mossa tiene aperte due partite. La prima è quasi una sfida a Berlusconi: un invito a mollare Mario Monti, far cadere il governo e andare ad elezioni anticipate. Secondo me, il Senatur non ci crede granché a uno scenario del genere anche perché ha capito che tutto sommato questo esecutivo offre al Cavaliere abbondanti spazi di manovra, dalla giustizia alla tivù passando per la gestione dei nodi che egli non seppe sciogliere. L'altra sfida - La seconda partita nelle mani del Senatur è forse la più importante, la più autentica. La più leghista. La corsa solitaria è il miglior rigenerante per la causa leghista; è un ritorno alla foresta. Ci sono diversi significati, alcuni simbolici altri squisitamente politici. È sicuramente un fatto simbolico il presentarsi senza alleati di coalizione, con il solo simbolo del Guerriero sulla scheda. Un voler riaffermare la propria identità di forza territoriale e non nazionale. Si tratta di un passaggio fondamentale se l'ambizione è, come stanno ripetendo sia Bossi che Maroni, quella di diventare “primo partito della Padania”. Un'ambizione che necessita una lunga traversata tra capannoni, imprenditori, lavoratori, studenti, professionisti. Un mondo, insomma, che un tempo aveva sperato nella forza di cambiamento dei lumbard e che ora chiedono il bilancio di una stagione. Caccia sul territorio - Forse proprio per riaffermarsi su un territorio altamente a vocazione imprenditoriale la Lega attacca il governo Monti circoscrivendolo a espressione dei poteri forti e della finanza, cioè un mondo agli antipodi dalla cultura di quelle microaziende e di quelle pmi nervatura di un sistema che è industriale e sociale assieme. Bossi e Maroni, marcando l'appartenenza solitaria tra i banchi dell'opposizione e il diverso atteggiamento di Berlusconi, strizzano l'occhio a quegli imprenditori sempre incazzati con banche e fisco, in parte traditi dall'appoggio del Cavaliere al premier. Ultima considerazione. Una volta affrontata da sola la corsa amministrativa e dopo aver fatto i conti col nuovo peso elettorale, cosa farà la Lega? Continuerà a bearsi della propria solitudine oppure allaccerà altre alleanze? Beh, questa è la domanda politicamente più densa e la risposta dipenderà parecchio dai nuovi scenari che si consumeranno a Roma. Per il Carroccio, le tendenze centriste e centraliste potrebbero aprire spazi di manovra. Colmarli però non sarà automatico. La Lega deve sganciarsi dal centrodestra perché entrambi hanno bisogno di rinnovarsi, entrambi hanno bisogno di riparlare al loro elettorato. Ecco, la sfida nuova del Carroccio sarà quella di sapersi rigenerare tornando a essere forza di un territorio preciso, che ha istanze, questioni e dinamiche tutte sue. La Lega forse non riuscirà a essere il primo partito nel Nord, però la sua unicità le consente di avere un ruolo ancora importante nel nord e non solo. I leader nuovi non le mancano, l'elettorato nemmeno. Vanno rimodulate le parole d'ordine e la gerarchia delle sfide. La crisi generale dei partiti e la strana leadership di Monti possono essere un aiuto. di Gianluigi Paragone

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