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Alfano, Bersani e Casini: ecco chi ci perde con Monti

Dopo il vertice soddisfatto solo il leader Dell'Udc: "Accordo irreversibile". Pdl e Pd frenano: dal giugno '13 ognuno per sè

Lucia Esposito
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And the Oscar goes to? Sicuramente al direttore della fotografia, cioè Pier Ferdinando Casini, ma anche al regista, Mario Monti. Il premier, a una settimana dallo strappo di Angelino Alfano, ha rimesso in piedi la consuetudine dei vertici di maggioranza; obbligato alla discussione i tre leader della coalizione allargata;  trovato un accordo di massima su un po' tutte le questioni, dal lavoro alla giustizia alla politica estera, rinviando il tema Rai.  Ma è Casini, il più lesto di tutti, che impone il primato della tecnica sulla politica, twittando la foto del vertice che vede lui (e la sua bretella rossa) in primo piano e, sullo sfondo, tutti gli altri. Pier  esalta le larghe intese e, d'altronde, come potrebbe altrimenti: è l'unico che davvero ci guadagna in questa situazione di interludio. Che, giustamente, vorrebbe non finisse mai: «D'ora in avanti si troveranno stabilmente anche i capigruppo» e, precisa, gli accordi presi a Palazzo Chigi sono irreversibili: «Sarebbe gravissimo se qualcuno ci ripensasse». Furbamente, Casini tiene fuorisacco la Rai, materia altamente infiammabile: «Ne riparliamo dopo le Amministrative, quando ci sarà la serenità per farlo». Vincenti  Ma Pdl e Pd frenano l'entusiamo del leader centrista. Quella foto postata su Twitter ha creato non pochi imbarazzi a via dell'Umiltà e a largo del Nazareno. Sicché, il giorno dopo, Alfano e Bersani hanno speso la loro giornata per smorzare i trionfalismi casiniani sull'esito del vertice notturno. Bene la riforma del lavoro e la ristrutturazione dell'articolo 18, ma «il conto non lo possono pagare le piccole e medie imprese», mette i paletti il segretario azzurro. Alfano riesce a portare anche lui a casa la statuetta se vanno in porto quegli interventi sulla  giustizia  prospettati, a grandi linee, giovedì sera: «Abbiamo ribadito che il ddl anti-corruzione porta la firma del governo Berlusconi e mia, quindi possiamo solo che essere favorevoli». Sulla responsabilità dei magistrati, «noi restiamo fermi sul principio che “chi sbaglia, paga”». Ma soprattutto, Berlusconi e i suoi incassano la legge sulle intercettazioni (accolta da Monti nell'elenco delle cose da fare) e un intervento sul disegno anti-corruzione che riveda il reato di concussione. Temi che stanno molto a cuore al Cavaliere, presissimo, in questi giorni di permanenza a Roma, dalle proprie  vicende processuali ancora aperte, specie Unipol e Ruby.   Perdente  Bersani? È quello che forse ne esce peggio di tutti: «Non abbiamo risolto i problemi, ma abbiamo fatto passi avanti», ridimensiona   il segretario democratico. Dopo la foto di Vasto, questa diffusa da Casini, per il leader della gauche italiana, è una foto “devasto”: «Con gli altri partiti stiamo facendo il possibile per affrontare l'emergenza», ma sia chiaro, sottolinea Bersani, che «siamo alternativi». Concetto su cui indugia anche Alfano: «Dopo il 2013 basta con questa maggioranza, siamo una forza alternativa alla sinistra  e crediamo in cose diverse da quelle in cui credono loro». di Salvatore Dama

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