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Equitalia sbaglia 2 volte su tre e c'è chi si brucia per le tasse

Un milione di liti con l'Erario, ma in un terzo dei casi il balzello si rivela ingiusto: numeri che fanno paura e impressione

Andrea Tempestini
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Contenziosi tributari. Persone e imprese che hanno portato il Fisco (o chi per esso) davanti al giudice, poiché si ritengono vittime d'una qualche ingiustizia o sopruso. E attenzione, che non si tratta di dare addosso all'Erario in quanto tale. Ma certo i numeri - soprattutto in questo periodo di parossistica pressione fiscale - fanno impressione. Perché i contenziosi fiscali pendenti davanti alle Commissioni tributarie - secondo i dati consolidati al 31 dicembre 2009 e diffusi dal Dipartimento ministeriale delle Finanze - i contenziosi pendenti di questo genere, dicevamo, sono addirittura un milione. Per la precisione: 945mila e 295. E non è che negli ultimi due anni la situazione sia cambiata. Per dire: nel corso del 2009, ne sono stati presentati ben 360mila di nuovi. E s'arriva così a un 6,22% di vertenze in sospeso in più rispetto all'anno precedente: il numero di ricorsi pervenuti è stato superiore a quelli definiti. Com'è facilmente intuibile, le controversie più numerose si sviluppano intorno a imposte quali Irpef (limitandosi all'anno 2009, il 18% del totale) e Irap (21,5%, da sola o con altre imposte dirette e indirette), la tassa sulle attività produttive di cui si promette l'abolizione da tempo immemorabile. «Il fatto è che la crisi ha colpito non solo il sistema produttivo, ma anche il sistema istituzionale». In che senso? Il commercialista Pierluigi Balsarin, che proprio di questi casi si occupa nel Trevigiano, ci spiega che «ultimamente abbiamo notato un notevole irrigidimento nel dialogo fra istituzioni amministrative e contribuenti. Come se, ancor di più, questi accertamenti servano all'Erario soprattutto per far cassa». E dunque? «Un tempo riuscivamo a chiudere più facilmente i contenziosi in via extragiudiziale, a trovare punti di accordo. Ora non più: vengono applicate rigidamente le tabelle anche in presenza di situazioni chiaramente paradossali. E attenzione, perché qui non si tratta di evasori, ma di persone e imprese ben presenti al fisco». Ma c'è anche un altro dato che fa riflettere: in questi contenziosi, per quanto riguarda il primo grado di giudizio (che si svolge presso la Commissione provinciale), una volta su tre - nel 35,6% dei casi - il giudice dà del tutto ragione al contribuente. E c'è un altro 25% di procedimenti in cui il magistrato propende per, diciamo così, una soluzione di compromesso. La percentuale di sentenze favorevoli al ricorrente addirittura sale - e arriva al 44,21% - nel secondo grado di giudizio, quello su cui decidono le Commissioni regionali. Facendo un calcolo nient'affatto scientifico ma nemmeno campato per aria: considerando il milione di pratiche pendenti e applicando queste percentuali, è probabile che in circa 600mila casi - 600mila! - il fisco abbia completamente o in parte torto. Ha appioppato tasse che non gli erano dovute. di Andrea Scaglia

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