Palazzo Marino fa l'elemosina alle vittime dei No Expo
Palazzo Marino mette mano al portafogli per rimborsare i milanesi che hanno subito danni durante i tumulti dello scorso primo maggio, quando i Black Block hanno dato il proprio benvenuto a Expo con una giornata di tumulti tra piazzale Cadorna e Pagano. E non si può affatto dire che il Comune ci faccia bella figura: a fronte delle rovine lasciate alle loro spalle dagli antagonisti (valutazioni di metà maggio parlavano di una cifra oscillante tra i 2 e i 3 milioni di euro), da piazza della Scala ai cittadini ne arrivano la bellezza di centomila. Bruscolini a confronto di quanto servirebbe davvero ai milanesi, bruscolini rispetto al milione e mezzo di euro che invece la Regione ha stanziato allo stesso scopo. La deliberazione della giunta comunale che elargisce i centomila euro è datata 31 luglio e approvata all'unanimità dagli arancioni. La premessa è grave: «Il territorio di Milano è stato interessato da episodi di violenza perpetrati da parte di frange estremiste infiltrate nel corteo di protesta No Expo». Meno solenni sono le disposizioni di Palazzo Marino. Il Comune rimborsa le spese sostenute da privati e imprese per non più del 20 per cento del totale, e comunque non oltre i 30 mila euro complessivi. Mentre chi ha diritto a cifre entro i 200 euro bastano autocertificazioni, chi deve incassare stanziamenti maggiori deve dimostrare di aver già sostenuto almeno il 60 per cento della spesa. Tutti, in ogni caso, devono garantire di non essere coperti da assicurazioni per i danni subiti. Per incassare i danè, insomma, le scartoffie da presentare non mancano. Palazzo Marino estrapola i centomila euro dai 2 milioni che invece impiega per ristorare chi si è visto beni mobili e immobili finire inghiottiti nelle esondazioni del Lambro e del Seveso. «Impossibile fare di più» diranno gli arancioni. Davvero? Il problema sembra piuttosto di priorità. Il Comune, quando si tratta di trovare risorse per altri fini, supera tutti i problemi. Per il nuovo villaggio rom di via Bonfandini, lo abbiamo raccontato ieri, lo stanziamento complessivo è di 1,5 milioni di euro, mentre si è perso il conto, tra risorse proprie e del Viminale, di quanto sia stato speso in quasi due anni per l'emergenza siriani. La Regione Lombardia, che spesso e volentieri Palazzo Marino rimprovera di essere assente, mette sul tavolo il 150 per cento in più. I fondi servono a rinfrancare non solo i milanesi per i disordini del primo maggio, ma anche i cremonesi che lo scorso gennaio hanno visto la propria città a soqquadro per una manifestazione di compagni. La copertura è dell'80 per cento del danno subito, con tetto fissato ai 50mila euro. La differenza c'è e si vede. «La giunta di Milano è troppo occupata a chiacchierare per capire quali sono le necessità dei milanesi - commenta Simona Bordonali, assessore regionale alla Sicurezza -. Mentre la Regione, nonostante i tagli devastanti imposti dal governo Renzi, riesce sempre a trovare le risorse per le necessità del territorio. Come al solito, quando si tratta di scegliere tra i centri sociali abusivi e la parte sana della città, il sindaco Pisapia mette immediatamente la freccia a sinistra». La cifra proposta dal Comune «è una miseria, un'elemosina che i cittadini dovrebbero rifiutare e che dà la misura di quanto Palazzo Marino sia vicino ai milanesi» fa eco Riccardo De Corato, consigliere Fdi al Pirellone. «È un piccolo spot pre-elettorale utile solo a lavare le coscienze della giunta, non ad aiutare chi è stato danneggiato da teppistelli», aggiunge Pietro Tatarella, forzista in consiglio comunale. «Presenteremo una mozione per dare più soldi ai milanesi - annuncia Alessandro Morelli, Lega -. La giunta con queste scelte fa capire da che non sta coi cittadini». di ROBERTO PROCACCINI