Pochi decibel, Madonna: a Milano non torno
L'assessore Terzi: "Ha ragione, limiti ridicoli"
La furia di Madonna si abbatte su Milano, rea di essere una città troppo provinciale, a causa del suo modo limitato e dozzinale di approcciarsi alla musica. Il capoluogo lombardo entra dunque di diritto nella black-list della regina del pop per le numerose polemiche scoppiate attorno al livello dei decibel dei concerti tenuti a San Siro. La cantante ha fatto sapere che non tornerà più all'ombra della Madonnina finché al Meazza ci saranno questi problemi. Lo rivelano il mensile tedesco “Musik” e il suo entourage. Nulla di personale contro gli italiani, il popolo più amato dalla cantante di origine abruzzese. La questione sarebbe puramente tecnica: «Una star internazionale come me non può subire limiti burocratici, questo è un affronto! È l'unica città ad aver imposto questi limiti, devo pensare che i milanesi siano diventati allergici ai grandi eventi artistici?». Ciò che avrebbe particolarmente irritato la Ciccone sarebbe stato il fiorire di discussioni che hanno caratterizzato i giorni precedenti il suo concerto dello scorso 14 luglio e l'incertezza fino all'ultimo di poter salire sul palcoscenico con l'autorizzazione a varcare il limite da 78 a 80 decibel, come concesso una settimana prima agli U2. «Limitare i decibel di un concerto, come ccaduto con Bruce Springsteen» , chiosa, «è come deturpare un'opera d'arte, nonché impedire che una professionalità si realizzi ai massimi livelli». Le parole della pop star italoamericana non cadono nel vuoto. Anzi, vengono raccolte come manna dal cielo dall'assessore ai Grandi Eventi del Comune di Milano Giovanni Terzi, da sempre paladino della buona musica e sostenitore di grandi eventi: «Ha perfettamente ragione Madonna», dichiara Terzi, raggiunto telefonicamente da Libero-news. È soddisfatto delle dichiarazioni della cantante, e lo urla a gran voce, ora più che mai, forte addirittura del sostegno di star del firmamento musicale: «Facciamo cinque concerti all'anno in questa città», spiega, «lo facciamo con entusiasmo e vorremmo farli senza le solite stucchevoli polemiche che rovinano l'immagine internazionale di Milano. Cosa che sta già accadendo, e le esternazioni di Madonna lo confermano ampiamente». In questi giorni l'assessore sta anche raccogliendo le firme per depenalizzare il reato di disturbo della quiete pubblica con la musica all'aperto: «A causa dei 20 minuti di bis al concerto di Springsteen, Claudio Trotta, titolare della Barley Arts e promoter del Boss, si è beccato una bella denuncia. E ora rischia la galera: la mancata osservanza dei provvedimenti dell'autorità è punita infatti con l'arresto fino a tre mesi o con un'ammenda fino a 516 euro. E tutto per aver fatto musica. Questo è paradossale». A questo punto c'è da augurarsi che quello della signora Ciccone sia solo il capriccio di una star e non l'inizio della fine dei concerti delle grandi voci a Milano. Intanto Terzi promette battaglia: e per il prossimo 20 settembre ha già in programma un'iniziativa a favore della musica. Ma non è solo Milano nell'occhio del ciclone Madonna: la cantante ne ha anche per Varsavia, dove il prossimo 15 agosto è in programma un suo concerto. Se all'ombra della Madonnina, infatti, c'è chi sta combattendo per imporre vincoli di decibel, in quel della Polonia c'è una parte considerevole della comunità cattolica che non intende proprio farla suonare a Ferragosto, giorno dedicato alla Madonna: lo spettacolo suona infatti come un sacrilegio. Ma lei non si scompone: «Al concerto di Varsavia non rinuncio”, fa sapere, strizzando l'occhio ai “polacchi, persone emancipate, per niente bigotte e che mi adorano. Questi attacchi vengono solo da persone stupide e piene di pregiudizi, ma io vincerò su tutto». Silvia Tironi