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Beppe Sala, l'ultimo spreco sulla cura del verde: i milanesi pagano due volte la manutenzione

Matteo Legnani
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Se tutto andrà come auspicano Sala e i suoi, in primis riguardo all'esito delle elezioni del prossimo ottobre, da aprile 2022 la cura del verde pubblico cittadino non sarà più in carico ai privati, come è stato negli ultimi decenni, ma dello stesso Comune attraverso la sua partecipata MM. Sempre che tutto vada, appunto, in quel modo, a quella data oggi mancano ancora undici mesi.

Ma l'abbordaggio di MM alla cura del verde (materia della quale mai si è occupata, neppure riguardo ai giardini delle case popolari che gestisce) è iniziato venerdì scorso. Quando nella sezione "Lavora con noi" del suo sito internet sono apparsi tre annunci per la ricerca di operai manutentori "operaio manutentore del verde", "caposquadra manutenzione del verde" e "capo area manutenzione del verde". Gli annunci specificano che le figure selezionate si occuperanno «della gestione del servizio di manutenzione del verde del Patrimonio Edilizia Residenziale Pubblica di Proprietà del Comune di Milano». Da MM spiegano che «si tratta dell'internalizzazione di un servizio già svolto da MM tramite appalto nell'ambito della manutenzione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Il progetto globale è in corso di definizione e sta seguendo l'iter approvativo previsto». Ma alcune delle qualifiche richieste - corsi di manutenzione aree verdi (tappeto erboso, irrigazione, aree gioco), abilitazione alla conduzione di trattori agricoli gommati, modulo B "Tree climbing" - paiono andare ben oltre quelle necessarie per la cura del verde condominiale e lasciano pensare che l'azienda stia iniziando a muoversi per acquisire il know how in vista del futuro incarico sul verde pubblico.

Ragion per cui, se Sala e i suoi vinceranno le elezioni, ci sarà una fase in cui MM costruirà la sua struttura per la cura del verde (incluso l'acquisto di macchinari), mentre ancora il privato se ne starà effettivamente occupando. Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia in Comune, è la voce più critica dell'approccio scelto dall'amministrazione per sostituire il Consorzio Miami, che da quattro anni cura il verde in città: «MM non si è mai occupata di cura del verde e perchè lo faccia sarà neccesario "scassare i conti pubblici" con spese per milioni e milioni in assunzioni, professionalità, mezzi. Oggi la gestione attraverso i privati costa al comune circa 13 milioni l'anno, ma solo per partire con MM serviranno tra i 10 e i 15 milioni, più naturalmente le spese di gestione».

De Pasquale è critico anche sul fatto che gli annunci di ricerca di personale siano apparsi a pochi mesi dalle elezioni: «Sala - attacca - è diventato come Achille Lauro a Napoli, da qui alle elezioni prometterà un posto di lavoro a tutti. Non si è mai visto nessuno aprire un bando con un anno di anticipo, oltretutto senza aver ancora vinto le elezioni». Enrico Fedrighini, "storico" esponente dei Verdi milanesi che correrà alle prossime elezioni nella Lista Sala, difende la scelta: «Bene fa, MM, a iniziare a creare un nucleo di professionisti sul quale costruire la struttura che si occuperà del verde milanese. Io credo, poi, che dalla gestione pubblica possano nascere proficue relazioni sul territorio con associazioni e comitati di quartiere».

Enrico Pluda, presidente dell'associazione Agiamo che si occupa di vigilare sul verde nei giardini storici della città (Guastalla, Montanelli, Sempione) sospende il giudizio tecnico sul piano di Palazzo Marino, ma precisa che «MM non si è mai occupata di verde, per cui mi auguro che non le si affidi un contratto a lungo termine senza vedere come sia in grado di lavorare e a che costi» e si augura che «il nuovo sistema tenga conto del fatto che i giardini storici hanno bisogno di squadre ddicate di specialisti, altrimenti non vi sarà alcun miglioramento rispetto alla situazione attuale, ma solo spese in più».

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