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Milano? Schiaffi, pugni e fuggi fuggi: il flop delle teorie buoniste

Enrico Paoli
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«Maddai, sono studenti, sono ragazzi...», sussurra qualcuno, volendo sminuire la nottata ad alta tensione vissuta davanti al Liceo Leonardo da Vinci di Milano. Ma non c’è nulla da sminuire. Anzi, c’è solo da drizzare le antenne. La solita festa abusiva d’inizio anno, organizzata dai liceali per fare un po’ di casino, attorno alla mezzanotte si è trasformata in una sorta di ring fra quelli delle zone centrali e gli altri, quelli delle periferie, i maranza (per la maggior parte giovani nordafricani di seconda generazione, nati qui ma con genitori pariti da là, che si muovono in gruppo con lo scopo provocare) che non aspettavano altro.

 

 

Per loro, i maranza i loro cugini tutti ben identificabili per il loro stile grezzo, «tamarro»: tuta in acetato di marca, solitamente contraffatta, borsello a tracolla e maglie delle squadre di calcio. Look completato da collane e orologi vistosi - infilarsi lì, nel mezzo alle feste, o “spaccare” per le vie della movida, sembra esser diventata la loro carta d’identità, se non l’unico modo per certificare la propria testimonianza in vita. Perché se da una parte c’è il problema dei minorenni che arrivano in massa con gli sbarchi, creando non pochi problemi al sistema dell’assistenza, alimentando il fenomeno della microcriminalità con furti e scippi (in metro, a Milano, si stanno specializzando nel furto con strappo) dall’altra c’è l’esplosione degli giovani nordafricani di seconda generazione. Il loro sentirsi «poco milanesi», ma molto altro, rende la cosiddetta società mista un bel titolo di testa dalla scarsa applicazione pratica.

 

 

Quanto avvenuto a Castelnuovo del Garda nel giugno del 2022, dove la Polizia era stata costretta a intervenire in tenuta antisommossa per riportare alla ragione i ragazzi nordafricani che avevano trasformato un raduno di musica in una maxi rissa, era già un bel campanello d’allarme. Del quale non si è tenuto troppo conto. Questa estate, i maranza, hanno dato il meglio di se a Riccione. La città è stata invasa da questi giovani impegnati ad importunare la gente, i turisti, prendendo di mira i minorenni. Come qui, a Milano.

Ecco perché l’idea di smussare gli angoli, di sminuire la portata di certi eventi, rischia di fare più danni della grandine. La scorsa notte, a Milano, alla “Leo Fest 2023”, la festa (abusiva) del liceo Leonardo da Vinci, uno dei più noti della città anche perché si trova in pieno centro, nei pressi del Palazzo di Giustizia è successo di tutto. Caos, liti, spintoni e qualche schiaffo, e poi un fuggi fuggi per dello spray al peperoncino spruzzato nell’aria. I gruppi di «esterni», più aggressivi del solito, hanno voluto rovinare la festa. Ma non come dei Jep Gambardella da Grande Bellezza, bensì come frustrati sociali in cerca di rivalsa. «Raga sarà meglio tornare a farla nei locali», commenta una ragazza nel video che spopola sui social, «prima che una volta finisca davvero male». Avanti così, quel poi rischia di essere oggi. 

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