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Milano, smantellano il campo nomadi e cercano casa agli occupanti: esplode la polemica

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Enrico Paoli
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Il Comune di Milano, con l’approvazione di una delibera, ha definito il percorso per la chiusura del campo rom di via Bonfadini e la rigenerazione urbana dell’area. Una buona notizia che arriva sempre troppo tardi. Perché da semplice (si fa per dire) campo rom l’insediamento di via Bonfadini, incastrato fra viale Ungheria e Morsenchio, nel tempo si è trasformato in una sorta di fortino della criminalità. Dove pregiudicati, ladri d’auto e altri specialisti del crimine hanno trovato accoglienza o un luogo per nascondersi. 

Basta fare un modesto passo indietro, il 19 febbraio di quest’anno, per inquadrare quel contesto di degrado criminalità. Quella mattina, nel corso dell’attività di aggiornamento del censimento nel campo nomadi di via Bonfadini, da parte degli agenti del Nucleo Problemi del Territorio e del Nucleo Antiabusivismo Goac della Polizia locale, gli agenti individuarono «una baracca adibita ad officina per il deposito e lo smontaggio di veicoli di provenienza furtiva». Nel piazzale c’erano quattro motoveicoli di grossa cilindrata del valore commerciale complessivo di circa 110mila euro, ancora integri ma già privati delle targhe e pronti per essere smontati. A scorrere le rassegne stampa, di episodi simili, se trovano a decine. A giugno dell’anno scorso, per dire, 7 persone furono arrestate per furto e droga. E proprio in quella occasione l’assessore comunale alla Sicurezza, Marco Granelli, fu netto: «Il modello dei campi non aiuta l’integrazione e purtroppo favorisce l’illegalità». 

Per questo «noi siamo per chiuderli, perseguire chi vive di reati e permettere a chi vuole di costruirsi un percorso di inserimento». Oggi siamo arrivati a quel punto. L’iter per la chiusura del campo (fra quelli autorizzati dall’amministrazione comunale) è stato condiviso, lo scorso marzo, nell’ambito del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, coordinato dalla Prefettura. Quindi da tutti gli attori in campo.® Laprocedura, come spiegano da Palazzo Marino, è partita con la verifica delle presenze nell’area. Il monitoraggio, che si è svolto nei mesi scorsi a cura dei servizi sociali e della Polizia locale, ha evidenziato la presenza di 30 nuclei familiari di nazionalità italiana. Delle poco più di 90 persone presenti, oltre 30 sono minori. Le famiglie verranno ora convocate per i colloqui con i servizi sociali che valuteranno e certificheranno l’eventuale situazione di vulnerabilità e supporteranno le persone nella ricerca di soluzioni abitative alternative. 

 

DOPO L’ESTATE
L’obiettivo della giunta comunale guidata dal sindaco, Beppe Sala, è quello di arrivare al superamento dell’area autorizzata entro l’estate, in tempo utile per la ripresa dell’anno scolastico 2024/2025 per non compromettere la continuità di frequenza per i minori. Al termine dell’iter l’area verrà conferita a SogeMi, la società del Comune che gestisce i mercati all’ingrosso, per lo sviluppo e il completamento del progetto dei nuovi mercati commerciali di Milano. Sin qui le intenzioni del Comune. Ma il nodo da sciogliere resta sempre lo stesso. I nuclei familiari presenti all’interno del campo saranno sistemati nelle case popolari o no? E se sì in virtù di quale logica? Questioni mica da poco, insomma. 

 

«Finalmente il Comune si è deciso a chiudere il campo rom di via Bonfadini, un buco nero d’illegalità dove per decenni i nomadi hanno fatto quello che hanno voluto», afferma Silvia Sardone, europarlamentare e consigliere comunale della Lega, ma «visto che già si parla di ricollocazione delle 90 persone attualmente qui residenti, mi auguro che, a differenza di quanto avvenuto dopo lo sgombero del campo abusivo di Vaiano Valle, stavolta non ci siano scorciatoie per i rom riguardo le case popolari». «Appare chiaro a tutti che il Comune ha deciso di chiudere via Bonfadini non tanto per scelta 'politica', quanto per necessità di dover conferire l’area a Sogemi per il suo sviluppo e il completamento dei progetti», sottolineano Alessandro Verri e Paolo Guido Bassi, rispettivamente capogruppo della Lega a Palazzo Marino e al Municipio 4, «ci preme sapere subito i dettagli di questa operazione, che ci auguriamo preveda tutte le tutele del caso affinché lo smantellamento del campo non porti a nuove occupazioni di case popolari o alla nascita (o crescita) di altri insediamenti abusivi presenti sul territorio».

GLI ALTRI CAMPI
«Ma il campo adiacente, abusivo, che utilizzato come deposito e magazzino di auto, moto, biciclette e targhe rubate e incendiate (vedi fotografie), perché rimarrà lì e non verrà sgomberato e chiuso?», si chiede retoricamente Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia, «il centrosinistra ha vinto l’ennesima battaglia di Pirro. È da anni che denuncio il degrado e la delinquenza che si sviluppa in quella particolare area dove si concentrano delinquenti e criminali ma, dalla maggioranza di Palazzo Marino, non sono quasi mai arrivati importanti segnali. Viceversa, l’assessore Granelli, tempo fa nei pressi di quel campo fece fare anche corsi di educazione civica».

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