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Milano, pioggia record dal 1854? L'ultima balla della sinistra

Enrico Paoli
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«E l’importante è esagerare, sia nel bene che nel male», cantava Enzo Jannacci. Probabilmente l’assessore alla Sicurezza e Protezione Civile del Comune di Milano, Marco Granelli, stava ascoltando la canzone di quel gran genio quando, sui social, ha vergato un post per dire che a Milano, un evento meteorologico come quello dei giorni scorsi, non accadeva da 170 anni («120-130 millimetri localizzati di pioggia, in un solo giorno, non era mai capitato negli ultimi 170 anni», testuale).

Sì, d’accordo c’era stato il record del 1990, 98 millimetri, ma che vuol dire, su. Fatto sta che quanto sostenuto dal titolare della delega alla Sicurezza e alla Protezione civile di Palazzo Marino, sede dell’esecutivo cittadino, nel breve volgere di una giro di giostra diventa bibbia per molti, ma non per tutti per fortuna, innescando una girandola di titoli a effetto e post melodrammatici sui social. Ma nessuno che si ponga il dubbio sui 170 anni. In effetti nel 1854 di cose ne sono accadute tante (per dire, il 6 maggio del 1854 c’è la riproposizione de La Traviata di Verdi e dopo il fiasco dell’anno prima alla Fenice, al Teatro di San Benedetto è un successo strepitoso) ma di cataclismi e inondazioni, o di piogge devastanti non ci sono tracce.

 

 

 

Ma a confutare la furia ambientalista dell’assessore della giunta Sala, ascrivibile a quella degli eco vandali di Ultima generazione e compagnia cantante, è un vero paladino dell’ambiente, quale è il consigliere di Verdi, Carlo Monguzzi, portando la storia della pioggia a Milano sull’orlo del surreale. «È sempre bene lavorare su dati reali», afferma l’esponente della maggioranza che sostiene la giunta guidata dal sindaco, Beppe Sala, «a Milano città, il 15 maggio, sono scesi 97 millimetri di pioggia, 161,2 millimetri il 18 agosto del 1979, ad esempio. Sono i dati ufficiali sulle precipitazioni dell’Osservatorio di Brera pubblicati da Arpa», spiega Monguzzi, senza infierire oltre. Bastano gli archivi a fare giustizia. E se proprio siete curiosi del 1854, semmai, ricordiamo quel che accadde il 10 giugno, quando furono consegnati alla storia i primi laureati dell’Accademia Navale degli Stati Uniti di Annapolis nel Maryland. Chissà se pioveva forte quel giorno, e chissà quanti millimetri di pioggia caddero su Milano.

Poi, certo, Monguzzi ne approfitta per fare il suo mestiere, quello del guastatore, che gli riesce pure bene. «Gli eventi estremi ci sono, e saranno sempre più frequenti proprio a causa dei cambiamenti climatici», afferma l’esponente dei Verdi, «ma bisogna contestualizzarli ed evitare sensazionalismi. Il problema di questi giorni si chiamano asfalto, cemento e poca manutenzione». Nel mirino del consigliere comunale, manco a dirlo, la giunta Sala, essendo la vera spina nel fianco dell’amministrazione comunale di Milano. Secondo Monguzzi a mettere in crisi il capoluogo lombardo, oltre alla bomba d’acqua (che nessuno mette in discussione, sia chiaro), hanno contributo la pessima manutenzione delle strade e la mancata pulitura delle caditoie. Tutte cose delle quali un’amministrazione può tranquillamente disinteressarsi. E se cadono anche gli alberi, come è avvenuto, pazienza. L’assessore Granelli, o la collega al Verde, Elena Grandi, primi o poi ci faranno sapere da quanto non avvenivano cose simili. La nostra memoria si ferma al luglio dell’anno scorso, quando il capoluogo lombardo fu letteralmente messo in ginocchio da violento nubifragio, causando l’abbattimento di oltre 5mila alberi. Ieri l’altro insomma, mica 170 anni fa.

 

 

 

Magra consolazione, a beneficio dell’uomo della pioggia, la prima stima ufficiosa dei danni provocati dal maltempo: «Non saranno rilevantissimi», ha spiegato il sindaco Sala. Quanto a Granelli l’unica traccia è ancora sui social. Stavolta per annunciare la festa dedicata alla vasca di laminazione del Seveso, in programma il primo giugno, come se fosse un totem, dovendo contenere la pioggia. O, forse, è solo l’ironia della sorte...

 

 

 

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