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Anatre, a Milano la multa più folle del mondo: l'ultima trovata di Beppe Sala

Andrea Fatibene
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Dopo un’estate ad inseguire la narrazione degli “sfalci ridotti per favorire la bio diversità”, interpretabile dai più maliziosi come “meno prati di cui prendersi cura per le casse comunali”, Palazzo Marino investe sulla cartellonistica che ricorda ai visitatori delle aree verdi di Milano di non nutrire gli animali selvatici presenti in città. Pesciolini, tartarughe, anatre. Ma anche piccioni, nutrie, coniglietti e scoiattoli grigi, una delle cento specie aliene più pericolose a livello mondiale che non ha risparmiato nemmeno Milano.

Questi piccoli mammiferi sono generalmente amati dagli avventori dei parchi, i quali spesso offrono pane, brioches o qualsiasi cosa si ritrovino nella borsa sul momento per attirarli a loro e poterli osservare da più vicino. Una pratica che comporta squilibri nell’ecosistema e agevola la penetrazione di queste specie nell’ambiente urbano, le quali invece è importante che rimangano a debita distanza. Comico pensare che invece, per altre specie quali topi, zecche e zanzare, la proliferazione si è addirittura incentivata intenzionalmente con gli sfalci ridotti. E poi è stata proprio l’esperienza del Covid, quando l’uomo, per forza di cose, non poteva intervenire sulla natura, a dimostrare come, se lasciata sola, la natura invade anche gli spazi urbani, di base pensati per gli umani.

 

 

 

Cosa che comporta gravi conseguenze anche per gli animali stessi. Quindi, mentre da una parte il Comune cerca di convincere che il non tagliare l’erba sia la cosa migliore per alcune specie e per l’ecosistema più in generale, dall’altra usa il pugno di ferro con i turisti e le anziane che portano il pane secco ai parchi. È il Regolamento per il benessere e la tutela e degli animali del comune di Milano, in vigore dal 2020, a imporre questo divieto, in quanto sarebbe «un’azione pericolosa per la salute e anche perché comporta il rischio di un possibile aumento del numero di alcune specie potenzialmente dannose sia per l’ambiente sia per altri animali».

Pertanto, oltre ad affannarsi per comminare multe alle auto parcheggiate, la Polizia Locale deve sorvegliare, con il suo nucleo per la tutela degli animali, composto da dieci agenti, chi avvicina gli animaletti con cibarie. «Una misura che in linea di principio è corretta», commenta il presidente di Gaia Animali & Ambiente Onlus, Edgar Meyer,, «è meglio mantenere pochi contatti con gli animali selvatici per non alterare gli equilibri». «Tra le due questioni c’è una profonda differenza», commenta l’etologo Roberto Marchesini, «quando parliamo di sfalcio per favorire la fioritura gestito in maniera corretta, sotto la consulenza di botanici e biologi esperti, con piccole zone ad erba alta e altre con erba tagliata, vengono correttamente favorite le cosiddette sentinelle ambientali che favoriscono l’impollinazione. Qui anche i piccoli anfibi sono agevolati, che però anche loro contribuiscono al contenere la proliferazione eccessiva di insetti nocivi. Se invece parliamo di mammiferi e uccelli cibati dagli esseri umani, è giusto che questi mantengano le distanze e si procurino il cibo in autonomia. In ogni caso la questione non è da gestire in maniera ideologica, quanto invece naturalistica», conclude l’etologo.

Tra le zone interessate dalla nuova cartellonistica ci sono il Giardino della Villa Belgiojoso Bonaparte, i Giardini Don Luigi Giussani, Parco Sempione, Parco Lambro, Parco Martiri della Libertà Iracheni Vittime del Terrorismo e i Giardini Indro Montanelli. Proprio in questi ultimi la malagestione della fauna e del verde è evidente «Ci sono animali nel laghetto, anatre e tartarughe», interviene Enrico Pluda di Agiamo, «che vengono cibate da associazioni autorizzate. Ma il Comune dovrebbe chiarire se questi sono animali selvatici o in cattività: anche perché quando queste associazioni vengono a dare cibo alle anatre, escono pantegane che fanno banchetto con il cibo non destinate agli uccelli. Pantegane che godono del riparo dell’erba alta non curata attorno ai laghetti e negli anfratti dei giardini, aree non segnalate nella lista dello sfalcio ridotto che diventano posti ideali per nidificare. E a me questa situazione sembre una evidente mancanza di competenze da parte dell’amministrazione».

 

 

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