Milano, dopo Beppe Sala tocca al comunista Majorino? Cosa ci aspetta

di Lorenzo Mottolalunedì 21 luglio 2025
Milano, dopo Beppe Sala tocca al comunista Majorino? Cosa ci aspetta
4' di lettura

Beppe Sala non si dimette: la possibilità viene "scacciata" dal sindaco di Milano nel suo atteso intervento in Consiglio comunale, nel pomeriggio di lunedì 21 luglio. Passo indietro, al contrario, per l'assessore Giancarlo Tancredi, su cui pende una richiesta di arresti domiciliari. Insomma, ad ora il sindaco di Milano, travolto al pari della sua giunta dall'inchiesta sull'urbanistica, tiene il punto e soprattutto la poltrona. Nel suo intervento, duri attacchi alla magistratura: nel mirino le modalità con cui l'inchiesta è diventata di dominio pubblico. Ma quanto accaduto oggi potrebbe essere soltanto l'inizio di una vicenda che, giorno dopo giorno, per Sala potrebbe farsi molto più spinosa. Non c'è nulla di scontato su quel che sarà e su quel che il primo cittadino farà. Ragione per la quale si ragiona su prospettive e scenari sull'imminente futuro politico di Milano. A tal proposito, vi proponiamo l'approfondimento di Lorenzo Mottola pubblicato su Libero di lunedì 21 luglio, prima del Consiglio comunale in cui ha parlato Beppe Sala. Già, cosa sarà di Milano?

Tutti fanno il suo nome e non è mai arrivata alcuna smentita. Pierfrancesco Majorino rappresenta fisicamente quel che aspetta la città dopo le indagini sull’urbanistica. Per il dopo Sala si prepara una coalizione di sinistra-sinistra, con i Cinquestelle a far da farneticante spalla e idee sull’urbanistica all’Adriano Celentano. Il “cambio di passo” invocato dal Pd di fatto è questo: uno stop allo sviluppo edilizio, che devii bruscamente dalla linea tracciata a partire da Gabriele Albertini dai sindaci di questa città: una visione che ha fatto rinascere Milano. Ora ci si avvicina alla fine. Majorino non è l’unico nome che circola, oltre a lui ci sono varie candidature meno “politiche”. Ma il fatto stesso che sia tra i papabili l’eurodeputato Dem, pontiere ideale con i Cinquestelle, è un’indicazione chiara riguardo al percorso.

La storia di Majorino è questa: innanzitutto prima di essere un politico sarebbe un romanziere. E qui ci fermiamo, perché questo quotidiano ha ironizzato fin troppo sul valore delle sue opere, di cui – tanto per dare un’idea – ricordiamo solo alcuni discutibili titoli: Dopo i lampi vengono gli abeti e Togliendo il dolore dagli occhi. In Sorella Rivoluzione descriveva l’assalto della folla inferocita a una redazione in zona Porta Venezia, dove – coincidenza – all’epoca si trovavano gli uffici di Libero. Come mai Majorino non apprezza questo quotidiano?

Forse perché è un comunista, o almeno lo è stato. $ nato nel 1973 e a 14 anni (in terza media...) è corso a iscriversi alla Fgci, federazione dei giovani comunisti. Da lì ha seguito una carriera di bottega (oscura) che l’ha portato a ricoprire varie cariche, consigliere, assessore, europarlamentare e infine sfidante di Attilio Fontana perla poltrona di governatore della Lombardia.

La deriva manettara Pd è già iniziata nel '92

Ma quindi è colpa dei grillini o il Pd ha fatto tutto da sé? No, non mi riferisco solo alla sorte di Beppe...

LE PRIMARIE
Scelto con grandissima convinzione dal partito (si scherza, ovviamente. $ stato dato in pasto agli squali con una candidatura arrivata a neanche tre mesi dal giorno delle elezioni) è stato battuto con un distacco record: più del 20 per cento. Il che però non va preso come un’indicazione in caso di una sua investitura per il dopo Sala, anzi. A Milano ha staccato Fontana di dieci punti.

Certo, in città aveva anche avuto altri risultati: alle primarie era stato frullato proprio da Sala, prendendo il 23% contro il 42% di Mister Expo. Per quanto riguarda le correnti Dem non ci sono molti dubbi:«Il mio cuore batte per Schlein», aveva dichiarato in vista della sfida della collega con Bonaccini. E non a caso è diventato il responsabile per l’immigrazione del Partito Democratico per Elly. L’immigrazione, che lui vorrebbe a maglie larghissime, pare essere un’autentica fissazione del politico-scrittore (pure Stefano Boeri lo sfotte per questo nelle intercettazioni...). È tra gli organizzatori della tragica “tavolata multietnica”, che si snodava per 2,5 chilometri in mezzo al parco Sempione con l’ambizione di entrare nel Guinness dei Primati.

Gli piacciono queste iniziative un po’ paesane, come la “pentolada”, adunata di proteste per far casino con padelle e mestoli sotto il Palazzo della Regione. Da ricordare anche il suo blitz sulla rotta balcanica per vedere con i suoi occhi il dramma dei profughi in arrivo da est. Riguardo al problema dell’urbanistica, una delle poche cose che ha proposto di costruire in città è una grande moschea al posto del Palasharp. Progetto poi arenato.

Beppe Sala, chi comanda davvero nel Pd a Milano: tutto torna

L’ascesa di Elly Schlein alla segreteria del Pd ha riscritto le regole interne al partito, modificando equilibri e...

LA RISSA 
È spesso in televisione, dove ogni tanto gli scappa la frizione e alza il volume (gli è capitato di insultare anche qualche giornalista). E poi ci sono le gaffe. «La Lombardia non è la Calabria», disse in campagna elettorale, bruciandosi i voti dei calabresi di Lombardia. Da ricordare anche quando, da assessore, per giustificarsi per aver lasciato al freddo i senzatetto per la rottura dell’impianto di riscaldamento del dormitorio di viale Ortles, aveva balbettato che gli homeless alla fine «sono abituati a dormire per strada». Il punto più alto comunque lo ha raggiunto pochi mesi fa, con la rissa sfiorata con Romano La Russa, che parlando di fascismo lo ha provocato: «Tu non potevi certamente esserci, ma vedi i tuoi antenati che invece c’erano almeno avevano il coraggio di affrontare il nemico a viso aperto. Tu probabilmente saresti stato dietro ai tuoi amici, nascosto, a indicare quello cattivo: perché non hai neanche il coraggio!». E Majorino aveva provato a dimostrarlo il coraggio, lanciandosi sui banchi della giunta col chiaro intento di “suonargliele” al rivale, trattenuto dai colleghi. Riassumendo, un po’ nervoso, fissato con l’immigrazione e con idee sull’urbanistica da grillino. Cari milanesi, si salvi chi può.

ti potrebbero interessare

altri articoli di Milano