Oltre al danno, la beffa. Il Comune di Milano, già azzoppato nella sua giunta dall’inchiesta sull’urbanistica - chiedere all’ormai ex assessore Giancarlo Tancredi, su sua stessa ammissione ripudiato in tempo zero da Pd e sinistra tutta -, rischia di dover pagare un conto salatissimo da 69 milioni di euro. A chi? Alla Coima, la società immobiliare del “re del mattone” Manfredi Catella, finito anche lui nell’intricata rete di corruzione ipotizzata dalla procura di Milano. Ogni giorno che passa, insomma, a uscirne peggio sono i cittadini milanesi.
PAGANO I CITTADINI
Le oltre 1600 famiglie che hanno investito i risparmi di una vita in una casa che forse non vedranno mai, attendono ancora risposte. Il resto della città continua invece a interrogarsi sulla mancanza di trasparenza che ha portato all’edificazione di torri e palazzi nelle zone più disparate della città. E a questo quadro va aggiunta la causa intentata da Coima contro il Comune per le vicissitudini intercorse al progetto del Pirellino, l’ex Torre dei Servizi Tecnici Comunali acquistata dalla società immobiliare nel 2019 per 193 milioni di euro. La notizia dell’azione intrapresa da Coima arriva direttamente dalla memoria difensiva presentata da Catella al gip Mattia Fiorentini. Nel corso delle 18 pagine redatte insieme ai suoi legali, il professor Francesco Mucciarelli e l’avvocato Adriano Raffaelli, l’imprenditore ripercorre l’iter amministrativo che ha portato all’accantonamento della Torre Botanica- firmata dall’archistar Stefano Boeri - e alla presentazione di un progetto semplificato per la riqualificazione dell’immobile. Il tutto, ancora fermo al palo.
Antonio Di Pietro su Sala e Milano: "Come funzionano le nuove tangenti"
Tengono banco le inchieste che puntano a sinistra: quella di Milano, con Beppe Sala al centro, e quella nelle Marche, do...Alla base dell’impasse sul progetto c’è il Piano di governo del territorio (Pgt) approvato dal Comune nel febbraio 2020, pochi mesi dopo l’acquisizione del grattacielo in via Pirelli 39. Nel documento viene infatti introdotta una nuova regola in base a cui, per interventi di significativa portata finalizzati a creare unità residenziali, diventa obbligatorio destinarne una quota pari ad almeno il 40% all’Edilizia Residenziale Sociale, ovvero ad alloggi a prezzi calmierati per famiglie in difficoltà. Un provvedimento impugnato da Coima, sostenendo che la cifra di 193 milioni corrisposta al Comune era stata calcolata tenendo conto della disciplina vigente al momento dell’offerta. Dopo un primo pronunciamento del Tar favorevole a Palazzo Marino, il Consiglio di Stato ha accolto le ragioni di Catella, obbligando il Comune a motivare in modo puntuale le modifiche del regime urbanistico. Nonostante questo, Sala ha deciso di non arretrare, imponendo ancora il 40% di edilizia sociale.
Da lì la decisione di Coima di inviare al Tar, lo scorso 15 novembre 2024, una richiesta danni da 69 milioni di euro. A impensierire chi oggi governa il capoluogo lombardo sono le passate pronunce della giustizia amministrativa in merito alla vicenda. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto le ragioni del “re del mattone” sia una prima volta nel 2023, sia una secondo volta appena lo scorso 17 luglio, il giorno dopo le richieste d’arresto della procura. Nella nuova sentenza il Comune è stato ammonito circa la necessità di approvare una nuova variante urbanistica per il Pirellino e obbligato a tutelare l’affidamento della parte privata. I precedenti quindi non sorridono a Sala, che questa volta potrebbe essere costretto a pescare nel salvadanaio dei milanesi per riparare i danni compiuti dalla sua amministrazione.
Intanto nella giunta comunale regna ancora il caos. Per ora la delega all’urbanistica è stata affidate al vicesindaco Anna Scavuzzo che però in materia ha ben poca dimestichezza. Sala continua quindi ad essere alle prese con i casting per trovare un nuovo assessore e, nel mentre, anche un consulente che affianchi la sua vice nella gestione dei dossier più scottanti (si parla di Federico D’Andrea, ex colonnello della Gdf, in prima linea ai tempi di Mani Pulite).
ODG IN LOMBARDIA
A suonare la sveglia ci ha provato il centrodestra, dal Pirellone. Il Consiglio regionale ha infatti approvato un ordine del giorno, presentato dal consigliere del gruppo misto Luca Ferrazzi, che impegna «Regione Lombardia, al fine di assicurare il rispetto della normativa urbanistico-edilizia, su eventuali istanze di parte, a intervenire con l’adozione dei poteri sostitutivi nei confronti del Comune di Milano». Di fatto, una sorta di commissariamento per mano dell’assessore al Territorio e Sistemi Verdi Gianluca Comazzi, titolare delle deleghe regionali sull’Urbanistica. La prospettiva di un netto intervento regionale rimane comunque difficile: «Non mi sembra fattibile», ha ammesso il governatore Attilio Fontana. Toccherà quindi allo sventurato nuovo assessore milanese, se mai ce ne sarà uno, far ripartire Milano. Fra inchieste, cause e partiti di sinistra sul piede di guerra contro il famoso “modello Milano”.