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Lega, la sinistra si interroga: si può fare un figlio con un leghista?

Gino Coala
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Aiuto, il padre del bambino che porto in grembo è un razzista. Quando parla di immigrati mi sembra di sentire Salvini! E poi non legge i giornali, non si informa, crede alle fake news. Che devo fare? Il rovello è reale e per trovare sollievo la signora, di cui si conoscono solo le iniziali M. S., scrive una lettera a Internazionale, il settimanale della sinistra interessata alle grandi sfide globali, dall' ecologia all' omofobia, dal razzismo alle molestie sessuali. Scrive, dunque, M.S.: «Sono una vostra lettrice e trovo i vostri articoli sempre molto illuminanti. Pertanto vi chiedo un' illuminazione! Il mio compagno e io stiamo insieme da sei anni. È raro che parliamo di attualità ma quando capita insorgono terribili discussioni, sul tema dei migranti poi è come parlare con Salvini! Il suo pensiero è povero, pieno di luoghi comuni e disinformazione. Sono terrorizzata. Non si informa, non legge i giornali, ma pretende di giudicare! Aspettiamo un figlio e sono preoccupata all' idea di doverlo crescere con un papà becero». Leggi anche: Salvini, l'insulto osceno sul muro e la vergogna: da dove arriva la foto «MEGLIO SEPARARSI?» Il problema è talmente grave che il direttore della rivista, Giovanni De Mauro, pubblica la mail in testa al suo editoriale e cerca poi di fornire l'«illuminazione» richiesta, pur riconoscendo che «la risposta non è semplice». E in effetti «fin dove si può arrivare per ricomporre una frattura? Lei dovrebbe accettare il suo compagno e le sue opinioni? Oppure, al contrario, cercare di fargli cambiare idea e se necessario entrare in conflitto con lui?». C' è pure una terza strada, buttata là: «La separazione può essere un' opzione?». Chissà, forse nei prossimi numeri sapremo come è andata a finire (in ogni caso, la nostra solidarietà va al compagno di M. S.). L' episodio comunque è significativo, perché, se è vero, come ha recentemente notato Marco Gervasoni, che «meglio di tanti saggi e trattati, per capire la sinistra oggi basta guardare le facce del pubblico delle trasmissioni tv dello psicoanalista Massimo Recalcati», la rubrica delle lettere di settimanali come Internazionale, il Venerdì di Repubblica o l' Espresso offre un punto d' osservazione altrettanto interessante. È il luogo dove il «ceto medio riflessivo» (come lo chiamava Paul Ginsborg) può sfogare i propri tormenti. Che naturalmente non hanno nulla a che vedere con piccolezze come tasse, pensioni, burocrazia, salari. Quei lettori scrivono solo sui Grandi Temi: se sia etico continuare a mangiare carne, considerato l' impatto ambientale degli allevamenti intensivi; se sia etico continuare a comprare una rivista pubblicata in carta non riciclata (in quel caso la risposta fu semplice: è etico); se sia indizio di razzismo aver paura ad uscire da sole di casa la sera. I GRANDI TEMI A questo proposito. Tempo fa, sull' Espresso, una Elena F., insegnante, si confessava a cuore aperto: «Il numero impressionante di immigrati che abitano o circolano nel mio quartiere mi fa paura, molti rubano e molestano, da un po' di tempo ho paura a camminare da sola di notte perché le donne possono essere viste come prede da uomini di culture tanto diverse e arretrate. Non dirò niente e continuerò a parlare di accoglienza e convivenza. Avrò salvato la mia coscienza di insegnante. Ma chi sanerà la mia incertezza di cittadina che ha paura di essere diventata razzista?». La questione non è nuova. Già nel 2007 fece scalpore la lettera a Repubblica di un certo Claudio Poverini («ho studiato, leggo buoni libri, voto a sinistra, sono stato candidato municipale per la Lista Roma per Veltroni...») che davanti allo spettacolo della quotidiana impunita violenza degli immigrati criticava il lassismo della sua parte politica e confessava: «Sto diventando un grandissimo razzista e non riesco a sopportarlo». Chissà chi avrà votato il 4 marzo di 11 anni dopo. di Alessandro Giorgiutti

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