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Paolo Becchi: "Il patto tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini ormai è da riscrivere"

Cristina Agostini
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Tanto si parla del «contratto di governo», e quello che è successo con la Tav consente alcune considerazioni che nessun giornalone ha fatto. Finora le due forze politiche hanno dato al contratto una rilevanza privatistica, «a prestazioni corrispettive» si direbbe in gergo civilistico. Tu dai un tanto a me e io do un tanto a te, come da «pattuizioni». Finora il Movimento 5 Stelle ha "corrisposto"alla Lega il pugno duro sull'immigrazione e la legittima difesa senza battere (quasi) ciglio, così come Salvini ha "concesso" a Di Maio il reddito di cittadinanza e il decreto spazza-corrotti senza fiatare. Quattro materie sulle quali entrambi i partiti la vedono in maniera diversa, ma per «contratto» si sono dati «reciproca concessione». Si tratta infatti di temi che nell' accordo erano stabiliti in maniera abbastanza chiara. Leggi anche: "Processo ineluttabile", perché il nuovo Pd li ammazza. Minzolini e la fine dei Cinque Stelle: occhio allo scenario I LIMITI - Ma non appena si è trattato di affrontare un argomento sviluppato nel contratto in modo generico, ecco sorgere i problemi, tanto grandi da far apparire all' orizzonte addirittura il fantasma della crisi di governo. L' Alta velocità Torino-Lione. Nel contratto non è scritto né che si fa, né che non si fa. È inserita una generica valutazione costi-benefici. Poi a vedersi. Ed ecco che sono venuti alla luce tutti i limiti dell' interpretazione privatistica del contratto che i due partiti hanno erroneamente voluto attribuire a quello che è un programma politico di governo. Il problema è stato rinviato a dopo le elezioni europee (come del resto avevamo suggerito su questo giornale) e ciascuno dei due leader può dire di aver vinto. Luigi Di Maio perché non ha ceduto sul prosieguo immediato dei lavori, Matteo Salvini perché i bandi son comunque partiti. VISIONE SBAGLIATA - Ma un «contratto di governo» non può funzionare in questo modo. Emblematico di questo modo sbagliato di vedere è quando rispetto alla legge sulla legittima difesa Di Maio ha detto, riferendosi al Carroccio, «è una legge loro». No, così non si governa. Il contratto di governo è un contratto politico. Si tratta infatti di un accordo programmatico di natura politica, vincolato al voto di fiducia espresso dalla Camere al governo di Giuseppe Conte, che fece appunto di quel contratto il documento politico sul quale chiese la fiducia. NODO LEGISLATURA - Quel contratto, come è chiaro a tutti, non produce alcun effetto giuridico civilistico tra le parti (M5S e Lega), bensì solo effetti politici, connessi al rapporto fiduciario Parlamento-Governo. E politica ne dovrebbe essere l' interpretazione. Non si può continuare con la logica «un tanto a me, un tanto a te», occorre che nel contratto entri la visione politica, quella dell' interesse nazionale. Facciamo un esempio. Nel contratto non è prevista l' uscita dall' euro, bensì la revisione dei Trattati europei e i cosiddetti "minibot". Bene. Se si verificasse un attacco speculativo come quello del 2011 e i Trattati sono ancora quelli o i minibot non sono ancora pronti, che facciamo? Restiamo nell' eurozona per farci "ammazzare" come accadde a Silvio Berlusconi, oppure usciamo? L' interpretazione privatistica del contratto, che è quella che è stata data finora, ci obbligherebbe a restare nell' eurozona, con tutte le drammatiche conseguenze che ben conosciamo. L' interpretazione politica sarebbe opposta. L'obiettivo dei due partiti della maggioranza è quello di fare durare l' esecutivo per l' intera Legislatura. Molto dipenderà dai risultati elettorali delle Europee di maggio. Ma in ogni caso perché questo accada bisogna abbandonare l' interpretazione privatistica data finora al contratto e agire in un' ottica politica, tenendo sempre presente, e prima di ogni altra cosa, l' interesse nazionale. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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